Nessuno mi restituirà i 9’25” che ho speso a guardare Singularity: il punto di non ritorno dell’evoluzione umana, il testamento spirituale di Gianroberto Casaleggio pubblicato dalla Casaleggio Associati su Youtube il 4 ottobre, nessuno.
Dato che i miei minuti di permanenza su questo pianeta sono limitati, sono un po’ contrariato: ma nonostante questo sono qui per voi, al vostro servizio, care lettrici e cari lettori di Dailybest.
Insomma, I watched Singularity, so you don’t have to. Per prima cosa, chi era Gianroberto Casaleggio? Scomparso il 12 aprile scorso, Casaleggio era il guru del Movimento 5 Stelle, che ha forgiato dal nulla insieme a Beppe Grillo. Si deve a lui e al comico genovese l’ascesa del M5S, si devono a lui molte delle intuizioni che li hanno portati dal non esistere a prendere 8.797.902 voti alle elezioni del 2013, il 25,56 %, circa 1/4 dei votanti.
Non c’è da sottovalutare o ridicolizzare nulla, per carità: Casaleggio è stato a modo suo un imprenditore geniale. Ha coniato in prima persona slogan pentastellati che anche non volendo sappiamo a memoria: per dirne uno “Non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta”. Notare però come i video prodotti in cui immagina il futuro siano stati spesso – per usare un eufemismo – eccessivamente “visionari” si può eccome.
E la visione può essere illuminazione sì, può esserlo: se sei William Blake, se sei Aldous Huxley. Ma se non sei Blake o Huxley 99 volte su 100 è semplicemente una sciocchezza da dimenticare, e da dimenticare in fretta.
E infatti è così per Gaia e Prometeus, gli antenati in forma video di Singularity: dei primi due si leggeva qualcosa su Il Post alcuni mesi fa. Sono video abbastanza assurdi: costruiti intorno all’estetica del complottismo più deteriore da social media, perfetti per titillare sciachimichisti, bilderberghiani, complottisti di ogni genere, mostrano un futuro fantascientifico d’accatto che può affascinare o inquietare giusto l’animo dei semplici.
Ma con Singularity a mio giudizio si è fatto un passo avanti. Analizziamo le sequenze in cui è suddiviso il video.
Il video si apre con un rullo in cui viene introdotto il concetto di singolarità, o singularity se preferite: il momento in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana, con conseguenze inimmaginabili.
Non è niente di nuovo, sono temi e concetti affascinanti di cui si parla da decenni. Forse qualcuno di voi avrà letto La singolarità è vicina, un volume di Ray Kurzweil del 2005 sulla singolarità: in ogni caso nel rullo troviamo un primo bignami che prepara il framing angosciante e un po’ complottista (le corporation del futuro, Thingbook, il robot vitruviano, eccetera… ma non voglio farvi troppi spoiler) dei minuti seguenti.
Ecco che si comincia. Il pretesto narrativo da cui parte tutto è un volo aereo in cui si suppone direttamente Gianroberto Casaleggio sorvola una città. Osserva la struttura delle strade dal cielo e da lì l’illuminazione: parte un parallelo tra le strade, la rete e il cervello umano.
Terminato il parallelo, comincia il vero e proprio bigino di fantascienza: sono opere anche interessanti da scoprire se non le avete mai lette o viste, ma scoprirle così, come se fossero tessere di un complotto o di una futura cospirazione, a chi quelle opere le ama, fa male.
In alcuni minuti scopriamo quindi quel che c’è da sapere secondo la Casaleggio Associati di alcuni capolavori della fantascienza, da 2001: Odissea nello spazio a Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick, e molto altro, che avrebbero preconizzato il futuro terribile che ci attende dietro l’angolo.
Qui, tra le righe, si cominciano a intravedere gli attori che porteranno la singolarità a compiersi, tra cui la Brain Initiative, sempre con il sottofondo di musichetta angosciante che ormai ci segue da alcuni minuti. Tutto un po’ tagliato con l’accetta, ma è anche comprensibile, la gente!111! non ha tempo per approfondire.
Tutto chiaro direi? Da Johnny 5 di Corto Circuito i robot seguono un percorso evolutivo simile a quello umano e diventano dei manichini da crash test tipo Gli Sbullonati. Tremendamente didascalico: e di nuovo perfetto per il pubblico cui è destinato il video. Del resto io mi metto a ridere, ma già mi vedo l’elettorato pentastellato annuire, meditando sul genio postumo del leader.
Ta dah! Finché grazie alle forze in campo – internet, internet of things, big data – la singolarità si compie. Sarà l’avvento delle macchine, rappresentate da un robot vitruviano, su cui dopo qualche altro secondo arrivano i titoli di coda.
Ma è una finta, perché non è mica finita. Il meglio deve ancora arrivare
Sì, dopo i titoli di coda c’è davvero il meglio del video.
Due entità biancastre – probabilmente aliene – discutono degli umani mentre alle loro spalle scoppiettano flash dei simulacri della civiltà. Gli alieni, loquaci, si stupiscono di come esseri fatti di carne possano comunicare con loro.
In fondo è un ribaltamento della prospettiva banale, da fantascienza anni cinquanta, da un racconto anche molto bello da leggere e da scoprire, se sei alle scuole medie: Sentinella, di Fredric Brown. Sì, ci siamo capiti, è quello che finisce che – sorpresa! – lui è un alieno e non un umano.
In conclusione: 9’25” di banalità, complotti preconizzati, futuro da incubo. Quindi tutto perfetto, a misura di pubblico grillino, e video degnissimo erede di Gaia e Prometeus. Per chiudere mi viene in mente quel che diceva un signore qualche anno fa, a proposito del pubblico italiano: “Uno studio corrente dice che la media del pubblico italiano rappresenta l’evoluzione mentale di un ragazzo che fa la seconda media e che non sta nemmeno seduto nei primi banchi” e forse era persino ottimista.
Mi pare una lezione imparata benissimo dalla comunicazione a cinque stelle. Chi la diceva quella cosa lì? Ah sì: era Silvio Berlusconi.