Forse non ci sei mai “stato”, magari non ne hai mai sentito parlare, ma 4chan ha comunque influenzato il tuo comportamento sul Web, formando parte del tuo immaginario e della tua cultura digitale. Giusto per farti un esempio, tutte quelle GIF che stai condividendo in modo compulsivo su Facebook, è molto probabile che siano state create e postate prima su 4chan e poi rimbalzate di sito in sito, fino ad arrivare al tuo famigerato tasto condividi. Vale solo per quelle soft, la marea di GIF porno che ci sono là sopra non sono affatto gradite a Zuckerberg.
E da oggi il peso di 4chan sarà ancora maggiore, visto che il suo fondatore Chris Poole (classe 1988) è stato chiamato da Google con l’obiettivo di dare un senso compiuto al proprio social network Google +.
Prima di oggi, l’italiano medio ha (forse) sentito parlare di 4chan nel 2014, quando è scoppiato il caso del Fappening. Giornali e telegiornali mainstream hanno puntato il ditone accusatorio su 4chan, il luogo di perdizione dove sono state diffuse per la prima volta le foto porcellose delle celebrity, rubate da un manipolo di hacker cattivi dai cloud hollywoodiani. Ma andiamo con ordine, che già 4chan è un casino per definizione, se non partiamo dall’inizio viene mal di testa pure a me.
C’era una volta, nel 2003, un tenero ragazzino di 15 anni: Christopher Poole. Al buon Christopher piacevano tanto i manga e la cultura giapponese. Purtroppo è difficile essere un mangafan a New York City, sei più fortunato se vivi a Ladispoli, almeno due volte l’anno puoi andare a scatenarti alla Fiera di Romics.
Christopher non si perde d’animo, e per celebrare la sua passione verso la cultura visiva nipponica, ruba la carta di credito alla mamma e apre un sito. Lo chiama 4chan. Si tratta di un imageboard come tante, una bacheca dall’interfaccia grafica molto semplice e funzionale, che serve per buttarci sopra delle immagini e chiacchierare. Foto, disegni, quello che ti pare, lo prendi e lo condividi lì sopra con tutti.
Una caratteristica, che rimane immutata fin dalla sua fondazione, è che per pubblicare su 4chan non devi registrarti per forza. Puoi postare e commentare tutto quello che vuoi in forma anonima. La moderazione, le rarissime volte in cui arriva, è effettuata dopo che il contenuto viene pubblicato. Con un paziente lavoro certosino, via via che il suo sito prende piede e gli utenti aumentano, Poole si mette a suddividere i contenuti in diverse categorie e sottocategorie. Crea sezioni specifiche e apre anche a contenuti non per forza giappi. Amministra il suo sito con il nickname: moot. Scritto rigorosamente in minuscolo.
4chan inizia a diventare qualcosa di profondamente diverso dalle altre mille imageboard presenti in rete. La differenza la fanno gli utenti. Grazie al destino, alla sorte, allo spirito guida di Berners-Lee, non si saprà mai per merito di che cosa nello specifico, ma di fatto, sulle pagine di 4chan inizia a riunirsi una comunità unica nel suo genere. Tanto unica che è difficile per me metterci sopra un’etichetta. Me ne invento una: Giovani-Creativi-Anarchici-Smanettoni-Burloni-Genietti-Grafici-Folli-Underground-Anonimi-Guru-Troll-Cattivoni-Ammaccabanane.
Le pagine di 4chan diventano una vera e propria fucina creativa. Gli utenti sono incontenibili, irrefrenabili, politicamente scorretti fino al midollo, feroci e geniali nel medesimo istante. No, non è un luogo adatto a tutti. Non lo è mai stato. 4chan è il laboratorio, i vari topic sono il “paziente zero”, dove si creano una serie infinita di contenuti che poi, dopo, soltanto dopo, vengono diffusi in modo virale sul resto della Rete. Il Web se ne appropria, li fa suoi, li fa miei, li fa tuoi, ma il vetrino di coltura virale appartiene a quelle pagine. Nel corso degli anni, là dentro succedono tantissime cose. Su 4chan, in modo naturale e spontaneo, viene strutturato il concetto stesso di Meme, evolvendolo nella sua grammatica, fino a portarlo alla definizione di linguaggio digitale contemporaneo.
Se oggi, in una discussione qualsiasi sul Web, rispondi così
lo devi a qualcuno che era su 4chan.
Per la stessa ragione, tutte le gattare del mondo dovrebbero ringraziare 4chan per aver creato il fenomeno dei LOLcats. Le foto di teneri e pucciosissimi gatti intenti a fare cose da gatto con una breve didascalia testuale ironica. Quel concept nasce là in mezzo, più o meno nel 2006, e poi deflagra nel Web, seguendo l’esplosione dei social network.
Sempre su 4chan nasce il gruppo di cyber attivisti noto come Anonymous. Si incontrano in quelle stanze, strutturano lì la loro filosofia, ed è laggiù che decidono di usare il faccione di Guy Fawkes, fregandolo a V For Vendetta. Da quelle board organizzano i primi raid e le prime campagne. Iniziano con lo storico attacco al social network Habbo Hotel, avvenuto il 12 luglio del 2006.
L’influenza di 4chan si fa sentire anche fuori dal Web. Ne sa qualcosa Rick Astley. Per chi, come me, negli anni ottanta era uno sbarbo, Rick Astley era quello che nel 1987 cantava sorridendo “Never Gonna Give You Up”. Già nel 1988 con “Together Forever” sorrideva di meno. E nel 1989 non se lo ricordava più nessuno.
Poi, nel Maggio 2007, indovina un po’ dove, nasce il fenomeno del Rickrolling. È uno scherzo, un prank del tutto innocuo. Funziona così: clicca qui che c’è un video di lavorazione inedito di Star Wars Episodio 8.
Ecco.
Sei stato Rickrollato.
Ti sembrerà strano eppure, nei paesi anglosassoni il Rickrolling diventa un autentico fenomeno di costume. Si scatena l’epidemia virale del Rickrolling, ed è così incontenibile che i media tradizionali si vedono costretti a riesumare Rick Astley. Lo vanno a prendere nell’eremo in Molise dove si era rifugiato nel 1989.
Il Rickrolling da scherzo del Web, diventa una mossa politica per spiazzare e confondere gli avversarsi, un metodo di protesta non violento che viene usato contro Scientology, in mille flash mob, in decine di scherzi e casini vari. Astley torna in tv, il suo pezzo ricomincia a macinare quattrini legati ai diritti, e a distanza di 20 anni dal suo successo, Ricky vive una seconda giovinezza. L’apoteosi di tutti i Rickrolling è sicuramente la parata di Macy’s, nel giorno del Ringraziamento del 2008. Arriva Rick Astley in persona che Rickrolla live la marea umana presente. Uno degli ultimi Rickrolling in ordine di tempo l’hanno fatto i Foo Fighters a Kansas City nel 2015. Dave Grohl e compari, a bordo di un Pick Up, Rickrollano un gruppo di ultraconservatori.
Queste sono le conseguenze sulla real life di un fenomeno nato sul Web.
Via via che il tempo passa, la sezione “random” di 4chan, denominata: /b/ , diventa IL punto di riferimento. Per qualcuno, vedere ciò che viene postato lì sopra può cuocerti il cervello, per altri è una fonte di ispirazione inesauribile, un ribollente crogiolo di creatività fuori da ogni controllo.
Forse anche troppo.
Iniziano a fioccare le accuse di violenza, razzismo, atrocità verso gli animali, cose brutte e bruttissime. L’utente medio è feroce, volgare, se lo chiami cyberbullo gli fai un complimento. I suoi bersagli preferiti sono i niubbi della tecnologia. Uno sprovveduto va lì a cercare informazioni per risolvere un problema informatico, e invece di San Aranzulla, gli risponde Cthulhu. Ti lascio immaginare le conseguenze.
4chan diventa una delle imageboard più visitate di Internet, genera un traffico spaventoso: tra i 18 e i 20 milioni di visitatori unici, con punte di 730 milioni di pagine viste ogni mese. Mi piacerebbe dirti che il tenero Christopher Poole non è più un quindicenne in fissa con i Futanari, ma è diventato un giovane multimiliardario come Zuckerberg.
Invece no. Vorrei dirti che è diventato almeno milionario come una Instagrammer che si fotografa le ginocchia, ma non posso. Ti direi volentieri che Poole campa con il suo sito come un qualsiasi Youtuber monosillabico, ma non sarebbe la verità.
Anche se nel 2008 è stato eletto dal Time Magazine come una delle persone più influenti del Web, Poole non ha mai trovato il modo di fare soldi veri con 4Chan. Debiti quanti ne vuoi, casini legali idem, ma il famoso vagone pieno di bigliettoni, per lui, non è mai arrivato.
Nessun grosso investitore ha mai avuto il coraggio di scommettere cifre a sei zeri su quella board. Forse per colpa dei contenuti troppo disturbanti ed espliciti, forse per questioni politiche, forse per le noie legali che ci sono incollate, forse perchè fa un po’ paura mettere soldi su una piattaforma dove può postare un vero serial killer.
Poole ha tentato di creare qualcosa di nuovo: Canvas, ma non è riuscito a replicare la formula di 4Chan, e quell’esperienza si è rivelata fallimentare. Nel Gennaio del 2015, il ventiseienne moot si dimette dal suo ruolo di amministratore del sito di immagini più visitato del mondo.
Tra il casino esploso con il Fappening e le odiose ripercussioni del Gamergate, moot ha deciso di averne abbastanza.
Il Re del Web Underground ha mollato. I soldi li ha lasciati fare ai fighetti di Harvard, lui ha prodotto cultura digitale per circa undici anni, gratis. Adesso potrebbe essere arrivato il momento della riscossa: la chiamata di Google, il passaggio all’industria vera, quella in grado di monetizzare la creatività (altrui). Chissà cosa ne penseranno i frequentatori delle board di 4chan.