Spotify ha bloccato la sua versione pirata, grazie a cui si poteva aggirare il limite di brani che è possibile skippare ed evitare la sola riproduzione shuffle. Agli utenti truffaldini è stata notificata la novità tramite una email. Tutto regolare in un paese civile, no? Esatto: no.
D’un tratto, tutto un fiorire d’insospettabili fiori del male in Primavera si è levato per il proprio diritto all’ascolto della musica gratis (mediante il servizio di un’azienda privata etc.). Esatto, amici: invece di ringraziare tutti gli dei per non essere stati denunciati, i truffatori si sono coalizzati contro l’app.
Mentre su Facebook gli status degli utenti col crack erano come al solito tra l’ironico e il cinico, nei commenti degli utenti all’app su Google Play si consumava la tragedia della stupidità.
Tutti i truffatori hanno dato una sola stella su 5 alla valutazione dell’app e si sono sentiti truffati (Loro! Non è incredibile amici?) da Spotify perché d’ora in poi saranno costretti a fruirla in versione free, quindi coi pezzi in shuffle, con le pubblicità e una limitata capacità di skip. Alcuni, totalmente pazzi, si sono messi a fare la morale a Spotify: così non si vi conviene, come vi permettete, perché dovremmo pagare più di Netflix per ascoltare musica etc.
Non ci credete, vero? Non ci credevamo neanche noi, eppure guardate qui sotto:
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Utenti truffatori dell’azienda Spotify, siete seri? Siete per caso gli stessi che mettevano il like agli articoli contro Spotify rea di pagare poco gli artisti? Siete gli stessi che si lamentavano sui social che su Spotify non ci fossero Battisti, l’ultimo di Beyoncé o i King Crimson? Vi risparmiamo il pippotto sul valore della musica perché non lo capireste neanche sotto ipnosi, così come quello base sul mondo del lavoro, sulla domanda e l’offerta, perché a questo punto ci sembra chiaro che non ci arrivate.
In questo Paese dalle 50 sfumature di marrone la truffa diventa un diritto e se i truffatori vengono presi in flagranza di reato, anziché porgere delle scuse preferiscono coalizzarsi in un esercito di batteri che si esprime a frasi fatte, senza cogliere neanche alla lontana il punto. All’indomani delle elezioni politiche, ecco il simbolo dell’Italia che non ce la fa.