Ormai lo avrete letto tutti: Selvaggia Lucarelli dice di aver “smascherato” Gianni Morandi che si farebbe dare un aiutino da un assistente per gestire i propri mirabolanti social. A parte il noioso dibattito “è lui o non è lui” abbiamo preferito chiedere a Vanessa, professionista del settore e social media manager per una delle maggiori compagnie italiane, come ci si sente a vivere nel cono d’ombra creato da questo mestiere. Spesso alle spalle di persone importanti, in bilico tra un ghost writer e un angelo custode. Ecco cosa ci ha scritto
Antefatto: Gianni Morandi ha un social media manager. Un errore l’ha confermato: sul profilo ufficiale Instagram del cantante è comparsa una didascalia alla foto che recava le indicazioni per l’orario di pubblicazione. Gianni prova a difendersi dicendo che lo aveva detto, che il suo social manager è la compagna Anna ma ormai la frittata mediatica è fatta.
Internet è morto. Viva Internet.
Non voglio entrare nell’annosa questione se un “mettila alle 13 non fa social media manager”, piuttosto vorrei sottolineare una curiosa fenomenologia: quella del social media manager che non è “nessuno”, un po’ come disse Ulisse – furbamente – a Polifemo.
Per chiunque lavori con e sui social media – o forse per chiunque usi un po’ di buon senso – sembra difficile immaginare che Gianni Morandi, personaggio dello spettacolo, cantante e settantenne, passi giornate intere a leggere e rispondere a centinaia di migliaia di commenti, tra un concerto, un po’ di jogging, le passeggiate in campagna, gli incontri con gli amici e le consuete necessità umane. Il tutto da solo. Eppure tutti abbiamo vissuto in questa illusione collettiva, perché era più bello, più virtuoso, pensare che uno come Gianni è uno di noi, che sta là, si legge le cose, ti risponde e lo fa con quel garbo e quella punta di ironia, che a volte presi dal pathos a noi sfugge.
Anche chi immaginava, davanti alla strategia multicanale, ai contenuti, alla moderazione, una realtà più professionale, ha scelto di perdersi in questa illusione e alimentare il mito, un po’ come quando ti guardi quella serie tv (serie tv che poi guardi da un portatile, uno smartphone, in iPad… perché TV? Vabbè ma queste è un’altra storia) tanto bella che è girata da paura ed è realistica al massimo e ti immedesimi e non vuoi che finisca e magari tifi anche per il cattivo, anche se sai che è cattivo.
Poi oggi lo svelamento e la delusione e la fiducia tradita: “Gianni come hai potuto? Come hai potuto “farci credere”?”. Il social media manager (o il content and community manager, – vedete un po’ voi – quando poi le due cose non coincidono) di Gianni è stato bravissimo. Fino a questo unico e fatale errore, l’epic fail, il terrore di ogni social media manager: perché sì, i social media manager sono bravissimi fino a quando non esistono. Sono trasparenti, confusi con il brand, il personaggio, l’azienda, il politico: e più scompaiono, più sono bravi. In alcuni rari casi, il social caring, la distinzione obbligata magari in ambito politico/istituzionale e per motivi opposti (umanizzare un servizio nel primo caso, procedere nella creazione di un mito-racconto intorno al personaggio nel secondo), i social media manager o content e community manager compaiono, con un nome (sarà il loro?), più spesso con una sigla collettiva (chi non è stato per una volta “staff”?), raramente hanno un volto, solo in casi estremi in cui il successo è conclamato, il progetto chiuso, premiato, superato, mostrano le loro faccine sorridenti al ritiro di un premio, in un video commemorativo, per poi sparire di nuovo nelle pieghe del web.
Più un social media manager è bravo a dare voce al proprio committente, più si annichilisce nel creare quella voce e renderla umana, empatica, vicina al “pubblico”, rappresentativa, comunicativa, vera. Come un tutt’uno con il personaggio/brand che raccontano, i social media manager più sono bravi, meno esistono. Il social media manager di Gianni Morandi è stato bravissimo, perché il social media manager di Gianni Morandi “è” Gianni Morandi. O almeno lo era fino a qualche ora fa…
Fare il social media manager a volte è quasi un paradosso: l’affermazione del sé passa attraverso l’errore, nella negazione della propria professionalità e probabilmente ti porterà a doverti trovare un altro lavoro, chissà se da social media manager. Ad ogni modo, se vi manda il CV l’ex social media manager di Gianni Morandi, io una chance gliela darei. Ma Gianni è buono, è uno di noi, non lo licenzierà. Sempre che il social media manager di Gianni Morandi esista…