Su internet succedono cose strane, come la trasformazione del personaggio di un film horror in icona gay internazionale. Babadook è il protagonista del lungometraggio del 2014 diretto da Jennifer Kent, nel quale un’oscura presenza prende vita da un libro illustrato e il suo ruolo ha ben poco a che fare con la rivendicazione dei diritti LGBT.
Il percorso di ri-contestualizzazione ha inizio alla fine del 2016, quando Netflix inserisce per sbaglio il film nella sottosezione LGBT Movies, dove solitamente si trovano lavori che affrontano direttamente le tematiche legate al mondo gay o transgender. Inutile dire che si è scatenando subito un divertente dibattito sulla presunta omosessualità del demone.
Per alcuni mesi la possibile appartenenza di Babadook alla comunità gay è rimasta sopita tra social network e goliardia al bar, ma giugno è il Pride Month, il Mese dell’Orgoglio, e quale miglior testimone se non il nero-vestito mostro che ama così tanto i cappelli a cilindro? D’altro canto, anche un’icona gay universalmente approvata aveva definito i suoi fan “piccoli mostri” e chi siamo noi per contraddire Lady Gaga? Una nuova ondata di meme ha quindi invaso la rete, appropriandosi con stile di un epic fail veramente notevole.
Di battuta in battuta, il coming out di Babadook ha però iniziato a stimolare anche qualche rocambolesco ragionamento. E se davvero il cattivone che perseguita madre e figlio nel film avesse qualcosa in comune con gli attivisti LGBT? Alcuni arguti utenti hanno fatto giocosamente notare come Babadook sia solito uscire dagli armadi, indossando un outfit piuttosto estroso fatto di cilindro e cappotto androgino oversize, un must da passerella. Decisamente ha qualcosa da rivendicare, uno spazio in cui vuole essere riconosciuto e lo fa scrivendo un libro su sé stesso, da perfetta drama queen!
L’ironia è da sempre una potentissima arma e la comunità gay americana la sta decisamente sfruttando alla perfezione. Grazie internet e buon Mese dell’Orgoglio.