Dopo avervi mostrato i peggiori tagli anni ‘60, ‘70 e ‘80, o i gatti che si fanno il riporto come Donald Trump, vi raccontiamo la storia di un gruppo di donne che prendono decisamente sul serio la loro acconciatura. Si chiamano Red Yao, per via dei loro tipici abiti rossi, e sono una minoranza etnica del paese cinese Huangluo, entrato nei libro dei Guinness dei primati come il villaggio dai capelli più lunghi del mondo.
Per le Red Yao i capelli, la cui lunghezza media supera i due metri, sono il bene più prezioso in assoluto: sono considerati sacri, le diverse pettinature indicano se la donna è sposata (e le varianti: con e senza figli). Se ad esempio si nascondono i capelli sotto una sciarpa vuol dire che si è in cerca di un marito, l’unico che, in teoria, avrebbe diritto a vederli. Fino al 1980, infatti, i capelli non venivano mostrati in pubblico ma, da quando Huangluo è diventato una meta turistica, questa regola è stata sempre meno rispettata; anche perché una delle principali occupazioni delle Red Yao è quella di ballare, cantare ed esibirsi davanti ai tanti turisti che vengono a visitare il villaggio.
Ogni donna può tagliare i propri capelli una volta sola, appena compiuti i 18 anni. Li consegna alla nonna che li conserverà in attesa del suo matrimonio: quel giorno le verranno restituiti legandoli – tipo extension – a quelli ricresciuti.
Le Red Yao non usano detergenti di nessun tipo, lavano i loro capelli solo con acqua di riso, quel liquido biancastro che affiora ogni volta che lo facciamo bollire. Se siete interessati a questo particolare tipo di shampoo qui trovate la ricetta per produrlo.
FONTE | messynessychic.com