La storia di Istria è ben nota ed intricata allo stesso tempo. Italiana, tedesca, jugoslava, poi ancora italiana, croata, slovena. Una terra di mezzo, insomma, con tutte le commistioni che ne derivano tra popoli e culture. E quindi Pola (o in croato Pula, in istrioto Puola, in sloveno Pulj, in tedesco Pola), a suo modo e nonostante l’internazionalità dei suoi nomi, si può tranquillamente considerare italiana.
Come anticipato, Pola è una città di mezzo, un po’ come Trieste lo è stata dal punto di vista culturale tra l’Ottocento e il Novecento, e la sua storia è quindi lunga e particolarmente intricata come quella dell’intera regione d’Istria (quindi non staremo qui ad annoiarvi riprendendola in toto). Diciamo solo che i momenti chiave, quando la storia moderna della regione è stata scritta, sono stati quelli post II Guerra Mondiale, quando la zona fu contesa tra Italia e Jugoslavia, finendo poi in mano a questi ultimi, con tutte le implicazioni e marasmi possibili. In tutto questo, Pola e la sua rappresentanza italiana hanno ottenuto, dopo diversi anni, il bilinguismo croato-italiano.
La città basa la sua economia sul porto commerciale, che rappresenta un importante centro portuale per la regione istriana. L’importanza del porto è talmente acclarata che qualche anno fa le gigantesche gru, adibite al carico dei container, sono diventate le protagoniste di un’installazione artistica con luci colorate proiettate sui giganti di ferro.
La città si estende su 7 colli, come fosse una piccola Roma di mare: Castello, Zaro, San Michel, Castagner, Monte Ghiro, San Martin, Monte Paradiso. E la componente romana, in riferimento all’antica Roma imperiale, è rimasta nel simbolo della città, l’Arena di Pola.
L’anfiteatro romano, costruito sotto l’imperatore Augusto a cavallo dell’anno Zero e successivamente ampliato da Vespasiano, è il monumento più rappresentativo e visitato della città istriana. Costruito in pietra calcarea, è uno degli unici anfiteatri romani a conservare ancora il perimetro esterno e le quattro torri per l’accesso ai tre piani di spalti. Al tempo fu teatro dei combattimenti dei gladiatori e delle naumachie, come il Colosseo, mentre in seguito molte delle sue pietre vennero utilizzate per la costruzione dei palazzi della Repubblica di Venezia. Successivamente subì un grande restauro durante l’epoca napoleonica, che probabilmente ha permesso il suo mantenimento in ottime condizioni sino ai giorni nostri.
Attualmente l’Arena (dal latino ărēna, che indica la sabbia che ricopriva le platee degli anfiteatri romani) di Pola è utilizzata un po’ come quella di Verona, ovvero per concerti e manifestazioni musicali, come l’Istria Festival, riuscendo ad ospitare fino a 5 mila spettatori.
Curiosità: l’anfiteatro venne vestito a festa quando indossò la cravatta più grande del mondo.
L’ideale per una gita fuori porta che mischi il fascino dell’estero con la grande bellezza dell’Italia più famosa, quella della Città Eterna, che a Pola si specchia e si ritrova in versione tascabile, a misura d’uomo.