Come tutti quelli che abitano nel Nord-Italia, ogni anno ho festeggiato la fine della scuola con una gitarella a Gardaland. Come tutti (senza distinzione geografica), terminato il liceo ho smesso di andarci. Ci sono tornato quest’anno, 14 anni dopo l’ultima volta. A parte una stanchezza fisica che non ricordavo e che va imputata al fatto che nel frattempo ho rinnovato tre volte la carta d’identità, ho ritrovato l’organizzazione perfetta che ricordavo, insieme a una certezza incrollabile: i tronchi non li batterà mai nessuno.
1. L’istinto di sopravvivenza batte la razionalità
Prima di arrivare inizi a fare ragionamenti super-razionali: ormai non sei più un ragazzetto impressionabile, hai acquisito grande fiducia nel progresso e nella scienza, quindi ti senti pronto ad affrontare qualsiasi attrazione. No, palle: se avevi paura, la paura resta. E va benissimo così.
2. Piccole soddisfazioni
Quando vai sul Colorado Boat non ti metti più a bagnare i tuoi amici come un cretino, ma non sei nemmeno al livello di quelli che si mettono il k-way. Il k-way è per gli scout, non per gli avventurieri come noi.
3. Cuore di panna
Puoi pure essere un biker tatuato che fa colazione con birra e whisky, ma quando ti cade addosso la neve nell’Era Glaciale 4D non potrai non essere felice come un bambino di tre anni
4. Psichedelia portami via
La casa di Prezzemolo è l’attrazione più adulta e psichedelica. Arrivato a casa andrai a cercare informazioni per capire come funziona e avrai subito voglia di rifarla di nuovo per capirci qualcosa.
5. Il sadismo della lentezza
Sequoia è la cosa più vicina di Gardaland a una tortura sadica. Fossi un analista, andrei a dare biglietti da visita a chi decide di farla due volte di seguito. Garantito: sarebbe un investimento vincente. Così come è stato un investimento vincente per Gardaland, perché quando entri in un parco così ti aspetti velocità e terrore, non lentezza e terrore. Spiazzante e geniale. E sadico, ricordiamolo.