I pirati più famosi sono quelli dei Caraibi, narrati in libri e film fino a diventare icone romantiche, lontane dalla realtà come il Capitan Uncino di Peter Pan (di cui esce oggi il prequel “Pan”, al cinema). Ovviamente è provato che i pirati siano esisti realmente in molte parti del mondo ed è anche provato che il pirata più potente del mondo sia stata una donna.
Quella che vi racconto è la storia della piratessa cinese Ching Shih, nota poi col nome di Cheng I Sao. Nacque a Canton nel 1775 e lì divenne una prostituta, nel 1801 durante una scorribanda sulla terraferma il potente pirata Cheng I, che possedeva già una flotta di un centinaio di navi, la rapì e se ne innamorò. Lei accettò di sposarlo e chiese la possibilità di comandare una nave.
A questo punto occorre fare una precisazione: diversamente che nel mondo occidentale in Cina le donne erano ben viste a bordo, non portavano sfortuna ed era anzi consuetudine vederle lavorare e governare le navi.
Cheng I Sao (che vuol dire moglie di Cheng I) diede prova della sua capacità di comando e si guadagnò la stima del marito anche in ambito piratesco.
Il passo successivo fu quello di aiutare il marito ad organizzare meglio il lavoro, costituendo una confederazione di pirati, nella quale confluirono tutte le organizzazioni piratesche e criminali cinesi.
Nel 1807 Cheng I morì e la nostra eroina riuscì a guadagnarsi l’appoggio dei familiari di lui per farsi eleggere capo supremo della confederazione. Così a soli 32 anni Cheng I Sao governava su 60.000 pirati, con una flotta di diverse centinaia di imbarcazioni. Assaltavano le navi mercantili e si spingevano spesso a terra dove chiedevano il pizzo ai villaggi e se non lo pagavano, ammazzavano e depredavano seminando morte e distruzione. Gente tranquilla.
Erano talmente forti che le flotte governative provarono per anni a contrastarli, ma vennero sempre sconfitte, perdendo numerose navi in battaglia.
Questa banda di scalmanati criminali comandati da una donna, avevano poche regole, ma chiare:
- chi disobbedisce ad un ordine o ruba dalle casse viene decapitato
- diserzione e allontanamento non autorizzato sono puniti con il taglio delle orecchie
- frustate se nascondi il bottino e non consegni le merci rubate, se recidivo vieni ucciso
- lo stupro di una prigioniera viene punito con la morte e se la donna è invece consenziente, l’uomo viene decapitato e la prigioniera gettata in mare con un peso ai piedi
Roba da far impallidire i pirati delle Indie occidentali.
Come se non bastasse, aggiungiamo ancora un po’ di colore a questa storia. Durante una missione il pirata Cheng I si portò a casa un ragazzino che divenne per la coppia un figlio adottivo. Si chiamava Chang Pao e in pochi anni diede prova di essere un ottimo comandante. Poche settimane dopo la morte del padre adottivo, però, quella saggia donna di Cheng I Sao intraprese una relazione sessuale con lui e anni dopo lo sposò. Insieme governarono la confederazione.
Il regno della signora Cheng terminò nel 1810, quando la Cina chiese il supporto all’Inghilterra e al Portogallo per affrontare la flotta pirata. Cheng I Sao, allora, si recò disarmata in delegazione dal governatore generale di Canton per trattare la propria resa. Il governo cinese accettò in toto le condizioni della piratessa, ben consapevole dei danni che poteva fare. Gli accordi furono questi: i pirati consegnavano le navi e le armi, ma si potevano tenere il bottino, amnistia per i crimini commessi e, ciliegina sulla torta, fu dato un ruolo di comando a Chang Pao nella marina militare cinese.
Pao fece carriera e la piratessa si stabilì a Canton dove visse come una ricca signora, gestendo delle case da gioco. Con Pao ebbero un figlio… e -naturalmente- vissero per sempre felici e contenti.