Your Name. (scritto proprio così, col punto alla fine), al cinema fino a fine gennaio, è un anime scritto e diretto da Makoto Shinkai che sta conquistando i botteghini di tutto il mondo. Ha già superato tutti gli incassi per quanto riguarda l’animazione giapponese e deve ancora uscire negli Stati Uniti. In Giappone è stato addirittura il film più visto del 2016, contando anche i film non d’animazione e tutte le pellicole straniere. Non solo, è riuscito anche a scalzare dal primato dell’anime più visto in madrepatria La città incantata di Hayao Miyazaki. Il responso positivo unanime però non ha però influenzato l’Academy, che lo ha deliberatamente escluso dalle nomination per gli Oscar.
La storia è molto particolare e si dipana in due parti ben distinte, ispirate dal romanzo dello stesso Shinkai. Un ragazzo e una ragazza che non si conoscono e vivono due realtà completamente diverse, lui nella caotica Tokyo e lei a Itomori, il tipico paesino di campagna giapponese in cui il tempo sembra essersi fermato secoli fa. Lei non ce la fa più a vivere in quel posto e dopo l’ennesima umiliazione, guardando il cielo, esprime il desiderio di fronte a una cometa di diventare un ragazzo di Tokyo.
Puntualmente accade il body swap: in una serie di sogni, che poi sogni non sono, lui e lei si scambiano i corpi e dopo essersene resi conto, si lasciano messaggi scrivendo delle note sui rispettivi cellulari, ma anche bigliettini e scritte sul corpo diventando più che intimi, praticamente la stessa persona.
Non è certo la prima volta che vediamo l’esperienza dell’abitare un corpo di sesso diverso, nella cultura giapponese non fa il minimo scandalo, basti pensare al fatto che siamo cresciuti guardando Ranma 1/2, che di questo espediente fa la sua forza.
Nella seconda parte di Your Name., di cui non vi diciamo troppo per non rovinarvi la sorpresa, c’è un plot twist strepitoso, degno di quelli delle migliori serie tv del 2016, da Westworld a The OA, e da quel punto in poi la commozione è assicurata.
Se conoscete il lavoro di Makoto Shinkai, sarete sicuramente abituati al piantino finale, perché le sue storie hanno tutte il comune denominatore dell’amore impossibile e della distanza, metaforica o reale, che rischia di uccidere il sentimento. Negli splendidi scenari di Shinkai, lo spazio, il cosmo e l’infinito sono sempre presenti e contribuiscono a restringere o dilatare il tempo, che sembra non essere mai lo stesso per le due persone coinvolte, come accade in Voices of a Distant Star (2002)
Il regista giapponese non è nuovo a firmare anime che potremmo definire capolavori, come 5 cm al secondo del 2007, una storia che strappa il cuore dal petto su di un amore finito a causa del trasferimento di uno dei due, oppure Il giardino delle parole del 2013, che mostra una relazione sentimentale tra un alunno e una professoressa.
Quando un regista d’animazione giapponese si guadagna la ribalta internazionale, viene subito paragonato a Hayao Miyazaki, il più popolare del settore, che col suo Studio Ghibli ha dato notorietà agli anime in tutto il mondo e li ha riportati al cinema. Quando si parla di Makoto Shinkai, la definizione di nuovo Miyazaki non cade troppo lontana dall’albero, perché è stato proprio il film Castello nel cielo (che noi abbiamo messo in prima posizione tra i nostri film preferiti di Miyazaki), visto da Shinkai durante l’adolescenza a farlo diventare il famoso regista che è oggi, anche se non ha mai accettato il paragone col maestro, sentendosi inferiore, come spiega questo articolo di Fumettologica.
“(Miyazaki) è un’enorme fonte d’ispirazione. Lui e il suo team hanno praticamente fondato l’intero sistema. Hanno creato quello che l’animazione giapponese è oggi. È impossibile non essere influenzati dal suo lavoro. Ho visto Laputa quando facevo le scuole medie. È stato il primo film che sono andato a vedere con la mia paghetta, pagandomi il biglietto da solo – ed è stato magnifico. Non esisteva niente che gli somigliasse. Non è che voglia fare film simili ai suoi, ma vorrei riuscire a suscitare le stesse emozioni che lui riesce a suscitare nelle persone, me compreso.”
Shinkai, visto il successo incredibile che sta avendo il suo film, ha addirittura chiesto ai suoi fan di smettere di andarlo a vedere, perché lo ritiene un film incompleto, non equilibrato.
“Penso che la gente stia sopravvalutando Your Name, ritengo infatti di non essere assolutamente al livello di Hayao Miyazaki. Onestamente, preferirei davvero che Miyazaki non vedesse il mio film, perché ne noterebbe immediatamente tutti i difetti.”
Non statelo a sentire, il regista 43enne è famoso per la sua feroce autocritica, ma Your Name. si merita tutti gli elogi che sta prendendo e tutto il successo che merita, per la sua dolcezza e la forza che trasmette a chi ritiene nella vita di aver trovato da qualche parte la metà del proprio cuore.