In breve: come Plague Inc, ma al contrario
C’è un gioco per smartphone e tablet che si chiama Plague Inc. Obiettivo è creare un’epidemia in grado di distruggere tutta l’umanità. Se anche solo un essere umano dovesse sopravvivere, il giocatore avrebbe fallito. Se siete giocatori di Plague, guardare World War Z vuol dire mettersi nei panni di quei poveri umani che cercate di far sparire dalla faccia della terra con tanta pervicacia. L’epidemia in questione, anticipata da quella Z nel titolo, è un’epidemia di zombie, ovvero qualcosa che inizia nonsisacome e poi diventa incontrollabile.
Brad Pitt interpreta un ex uomo dell’ONU, richiamato in servizio per affrontare questa crisi che sta mettendo in ginocchio tutto il mondo. La storia è delle più banali e scontate, ma non è certo questo l’aspetto su cui World War Z punta per colpire lo spettatore. Il film di Marc Forster ha dalla sua immagini potenti negli esterni, con folle oceaniche e un brulicare di zombie simile a insetti. Alla lunga paga una certa ripetitività dello schema videoludico, con obiettivi minori da raggiungere per far progredire la storia, ma nel complesso il film tiene e mette in fila una serie di sequenze potenti e ben fatte.
Lasciate perdere i pareri sconvolti dei superappassionati di film di zombie: World War Z è un film che diverte e funziona, basta che non andiate troppo per il sottile con l’ortodossia della tradizione zombie. Non è il film perfetto (il finale, per dire, piuttosto raffazzonato e tirato via), ma un bel prodotto di intrattenimento. Ah, Mireille Enos idolo anche fuori da The Killing.