TV e Cinema

XV per Vendetta – Le nozze di cristallo del film cult

Il 2020 è stato un anno terribile, non solo per la pandemia. I regimi sovranisti, ormai presenti in molti Paesi dell’Europa e dell’America, hanno favorito la diffusione dei gruppi neo-fascisti e di estrema destra. Dal Minnesota a New York, da Amsterdam a Londra, il movimento Black Lives Matter è sceso in piazza per chiedere ai governi di porre fine attivamente alla brutalità della polizia e al razzismo istituzionale. Ci ritroviamo per l’ennesima volta leggere un saggio di storia contemporanea dove noi siamo i protagonisti. Fortunatamente, V per Vendetta, ci ricorda che l’attivismo esiste. La pellicola di James Mc Teigue basa la sua trama sull’idea del triplice rapporto tra mezzi di comunicazione, potere e controllo sociale teorizzata in La fabbrica del consenso del linguista Noam Chomsky. Per il teorico, i mass media appartengono a una categoria di propaganda cui obiettivo è quello di svolgere un ruolo nel meccanismo decisionale delle persone, considerando la popolazione come un “semplice spettatore” da ipnotizzare, e influenzando così i loro gusti e l’indirizzo politico.

“Ricorda per sempre il 5 novembre il giorno della congiura delle polveri contro il Parlamento”. Il ribelle V si ispira al rivoluzionario inglese Guy Fawkes, famoso per la “congiura delle polveri” del 1605 in cui un manipolo di estremisti cattolici organizzò un complotto per uccidere il re. L’intento era far saltare il Palazzo di Westminster proprio nel giorno in cui Giacomo I Stuart avrebbe dovuto visitarlo in occasione dell’apertura dell’anno parlamentare. Ritenuto da tutti un traditore, Guy Fawkes sarà in seguito rivalutato come promotore della rivolta ed eletto a nuovo simbolo del cambiamento.

Il numero V, nella numerologia romana, rappresenta lamore per la libertà e il cambiamento. Il concetto di Vendetta, invece, è antico come il mondo ed è ben radicato all’interno di ogni cultura. È a Madame Giustizia che dedico questo concerto in onore della vacanza che sembra aver preso da questi luoghi e per riconoscenza all’impostore che siede al suo posto.” La frase appare emblematica all’interno di un momento solenne del film che si lascia trasportare dall’Overture di Tchaikovsky. Sullo sfondo appare una Londra cupa e sinistra, proprio come la graphic novel anche il film gioca sul forte contrasto di luci e ombre che rappresentano lanimo umano. Non sempre vendetta fa rima con giustizia.

Sopprimere tutto ciò che è differente diventa il fine ultimo dei media e degli stati totalitari. La maschera è un modo per esaltare l’identità a simbolo della diversità, una connotazione ancora più sottolineata dalle azioni di Anonymous, la comunità di attivisti online che si occupa di spionaggio e divulgazione di dati in Rete. Ci troviamo davanti a una forte dicotomia: da un lato un Grande Fratello alla George Orwell basato sull’oppressione e il controllo, dall’altro lato un non-regime autentico e libero che dovrebbe innestare un’anarchia illuminata in cui non esiste governo ma è il popolo ad autogestirsi. Utopia?

Nel corso del film possiamo trovare numerosi riferimenti letterari, da Macbeth al Faust di Goethe passando per il Conte di Montecristo, in un labirinto ipertestuale che svecchia e rinnova il mezzo fumettistico e cinematografico. V per Vendetta parla di coprifuoco, codici gialli e quarantene. La pellicola di James Mc Teigue è una storia destinata a rimanere immortale perché sempre attuale, ma, a 15 anni dalla sua nascita, ha toccato l’apice della sua adesione con la realtà, continuando a riflettere come uno specchio la società che cambia finendo sempre per commettere gli stessi errori.

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