Untraditional, la serie di Fabio Volo per Discovery Italia è già online da qualche giorno, ma andrà in onda domani, il 9 novembre alle 21.15 su Nove.
Ma che succede in Untraditional?
Succede che Fabio Volo interpreta se stesso: nella prima puntata lo vediamo mentre cerca di vendere ad alcuni network una sua improbabile e melensa serie girata a New York, e mentre cerca di piazzarla tramite il suo agente succedono cose. Succede la vita, il lavoro, l’amore, eccetera, succede il fabiovolismo.
Le cose che succedono vogliono dire anche ospiti e amici vari che fanno da comprimari nella fabiovoleide in formato seriale: nella prima puntata come guest appare praticamente chiunque: a memoria ricordo Selvaggia Lucarelli, Stefania Rocca, Paola Iezzi, Silvio Orlando, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Tony Dallara, persino Quentin Tarantino, e altri ancora.
E altri seguiranno nelle prossime puntate, Luca e Paolo, Massimo Boldi, e così via.
[DA QUI IN POI: SPOILER ALERT]
Partiamo da questo, prima di tutto il resto. Si ride. Non sempre, ma ogni tanto si ride. La comicità è di quelle di grana grossa eh: è la comicità da dito nel culo, fuor di metafora. Ma si ride – anche se la gag come ricorda bene il nostro Marco Villa, è a esser generosi un omaggio a Louis C.K. – e si ride anche se è una comicità da caserma, inattesa e proprio per questo a sprazzi divertente. Far ridere è sempre una bella vittoria. Volgare? Di sicuro. Ma il fine – ridere – giustifica i mezzi.
Si parla tanto di sesso, sempre come fossimo al bar: e anche lì, non si va per il sottile. Bravo l’attore che interpreta l’agente di Fabio – Marco Mazzi, uno che nella vita fa tutt’altro, ma che ha vestito benissimo i panni dell’agente di Volo – che a un certo punto spiega a Fabio come mai eviti di uscire con donne che hanno avuto figli: sì, per evitare, cito dai dialoghi, il famigerato effetto “salame nel corridoio”, e per questo motivo si nega così a un’insistente Selvaggia Lucarelli, proprio perché madre. Cambia idea non appena Fabio lo avverte: Selvaggia ha fatto il cesareo.
Appare Giuliano Sangiorgi: passeggia con Fabio al Parco Sempione di Milano, mentre sta per andare a farsi una vasectomia e invita Fabio ad accompagnarlo. Ritroveremo Sangiorgi alla fine dell’episodio a cantare al piano dopo l’intervento, ma con vocina da castrato: mentre Volo e la sua compagna – l’autentica compagna anche nella vita, Johanna Hauksdottir – commentano sorridenti: “Vasectomia!“. Qualche minuto e appare anche Tony Dallara vasectomizzato, e si lamenterà – con vocina da palloncino all’elio – di un croissant sgradito in un bar in fondo a corso Sempione. E via con i titoli di coda.
Comicità da scuola media? A esser generosi: ma funziona. Speriamo però per Volo che non sia così per tutti gli episodi: perché una volta fa ridere – la scena al centro medico in cui a Volo viene praticato l’esame alla prostata – dieci volte, probabilmente no. Ma è anche il modello di comicità su cui si è fondato il successo di Christian De Sica e dei cinepanettoni per decenni, pellicole che a breve rivaluteremo, come del resto abbiamo già fatto con qualunque altra cosa. Non è che potrebbe funzionare: ha già funzionato, e funzionerà ancora.
Passando ad altro: Fabio Volo non è da tempo più un ragazzino, se n’è accorto, meno male, e ci gioca con intelligenza. Nota stonata: product placement sfacciati, ma alla fine tutti dobbiamo campare.
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