Takehiko Inoue con The First Slam Dunk torna a farci sognare.
Dopo due ore e quattro minuti di The First Slam Dunk, film diretto e ideato da Takehiko Inoue, l’impressione che ho avuto è stata quella, talmente vivida da essere quasi plasticamente tangibile, di avere assistito a qualcosa di potente e squassante, un’opera d’arte totale che ha, per qualche strana alchimia, reso i personaggi su schermo “più veri del vero”. Capisco che questa intro possa sembrare un po’ esagerata, soprattutto per chi non è avvezzo alle vicende dei ragazzi dello Shohoku però, fidatevi, non è così. E non si tratta di un semplice effetto nostalgia che ha “piegato” il giudizio di chi, come me, a seguito le vicende di Hanamichi Sakuragi sin dai tempi dell’MTV Anime Night e poi nelle riproposizioni sulle varie tv locali. No, questo è un gran bel film d’animazione anche per motivi, diciamo così, meramente tecnici. Prodotto infatti da Toei Animation e Dandelion Animation Studio, The First Slam Dunk ricalca un po’ il recente Dragon Ball Super Super Heroes andando però ad aggiornare la tecnica dell’animazione 3d. Infatti andando a mischiando movimenti di giocatori reali di basket assieme a passaggi in 2d, questo film riesce nella non facile impresa di “brevettare” un tipo di animazione mai vista prima.
Anche se, alle volte, il passaggio tra 2d e 3d un po’ si nota è impressionante il livello di dettaglio, proprio dal punto di vista muscolare e delle articolazioni, dei movimenti dei giocatori in campo così come, fattore importantissimo per l’opera di Inoue, la descrizione del sudore. Se, perciò, dal punto di vista tecnico siamo davvero su ottimi livelli, per quanto concerne la sceneggiatura si tocca il cielo con un dito. Takehiko Inoue, infatti, decide di mettere al centro delle vicende Ryota Miyagi, l’amatissimo numero 7 dello Shohoku, playmaker della squadra nonché cervello e centro nevralgico delle trame di gioco. In una sapiente gioco di spechi e ambivalenze, Inoue, appunto, si riflette in Miyagi, “il più piccolo” di quelli in campo ma anche quello dotato della più ampia percezione di gioco e, soprattutto, che porta con sé un vero e proprio “metronomo umano”. Egli è in grado di essere sempre calmo e freddo, nonché lucido in campo, perché la sua vita, la sua tragica vita lo ha temprato praticamente ad ogni cosa.
Quando parlavo di sceneggiatura mi riferivo proprio a questo: se il film parla, in buona sostanza, del “mitologico” match contro il Sannoh ma lo fa inframmezzando la narrazione con continui flashback che sviluppano le biografie e le backstory dei cinque membri dello Shohoku, con appunto particolare attenzione a quella di Miyagi. I continui flashback rendono ancora più vibrante e appassionante lo scontro sul campo da gioco, realizzato attraverso una regia sopraffina, che ci porta proprio in mezzo alle azioni dei vari giocatori, che andiamo a “scoprire” nei micromovimenti degli occhi, delle spalle o delle gambe. Ho semplicemente adorato come le personalità di Mitsui, Rukawa, Akagi e Hanamichi, così come quella di Miyagi emergano nelle loro differenze per poi chiudersi, come in un sol pugno, contro gli imbattuti campioni del Sannoh.
Il comparto audio è, semplicemente eccezionale poi con momenti di totale soppressione del suono, realizzati per enfatizzare azioni o svolte capitali nella storia che poi sfociano in accelerazioni incredibili, quando, magari, parte un contropiede fulmineo. Una vera festa per gli occhi e per le orecchie. The First Slam Dunk, portato in Italia da Anime Factory, è un grande film sportivo, che parla di cinque ragazzi proletari, mezzi bulli, mezzi teppisti, che trovano una ragione di vita nel basket, che li eleva come persone e che li rende appartenenti a qualcosa di più grande di loro. Lo Shohoku, insomma, siamo tutti noi e vederlo al cinema ce lo fa ricordare una volta di più.