Un momento dello spettacolo
Smarrimento con Lucia Mascino e Lucia Calamaro al Teatro Franco Parenti fa riflettere, ridere e commuovere.
Al termine di Smarrimento, lo spettacolo con Lucia Mascino scritto e diretto da Lucia Calamaro, al teatro Franco Parenti di Milano le risate, di cuore, sono state tante quanti gli applausi, veramente numerosi. Già perché Smarrimento è, proprio a livello semantico, quella che potremmo definire una commedia per una persona con più personaggi. Lucia Mascino è infatti da sola sul palco, un palco molto particolare visto che è una replica, giustappunto mediata, di un interno domestico: quello è il simulacro della casa della scrittrice che Mascino interpreta/incarna. Una scrittrice non risolta, in perenne conflitto con se stessa e con gli altri che, come dice: “Di fuori è impassibile ma dentro ha il caos”.
Eppure la cosa che davvero mi ha conquistato e ha conquistato il pubblico del Parenti, è stato il fatto che in Smarrimento si sorride, anzi si ride. E pure tanto. Già perché Lucia Mascino, grazie a una capacità fuori scala di dominare lo spazio del palco con le proprie mani, il proprio corpo e la mimica del suo viso è iper-espressiva, seppur all’interno di movimento molto contriti e minimali. La protagonista è, infatti, una scrittrice che non riesce a terminare i propri romanzi. Sta lavorando, da lungo tempo, a un libro che, forse, non finirà mai. Eppure gli editori premono su di lei, forse perché ci credono molto o forse perché le hanno già dato un congruo anticipo. Fatto sta che la spingono a incontrare i lettori. Ecco, noi pubblico siamo quei lettori che entrano a casa sua, una casa, appunto, mediata dalla finzione scenica.
Detta così, Smarrimento potrebbero sembrare la classica commedia sofisticata, magari con un gradiente di pesantezza e cupezza un po’ troppo sostenuto. E invece no. Grazie alla scrittura brillante di Calamaro e all’interpretazione perfetta di Mascino, il pubblico è trascinata alle risate in maniera naturale. Lucia Mascino è brillante nell’impersonare questa scrittrice e confusa, che scambia la realtà per la finzione letteraria e viceversa. E poi, nella seconda parte, ecco lo scatto, il momento nel quale Smarrimento diventa anche commovente.
Ad un certo punto, in Smarrimento ci sono dei monologhi, monologhi pensati per presentare i personaggi che affollano questi libri mai terminati della scrittrice. Il primo è quello di Anna, la protagonista, poi viene il monologo della madre e quindi quello del padre. Infine c’è la parte di Paolo, la mia preferita. Paolo, il marito che ha perso il lavoro, non lo trova e che quindi deve badare alla casa e ai due figli mentre la madre non c’è. Ho trovato commovente e assolutamente antiretorico il modo nel quale si affrontano la morte e l’invecchiamento in Smarrimento. Un minuto prima si ride di gusto, un attimo dopo si sta fermi a riflettere con se stessi. Questa è la potenza della commedia, questo è l’incantesimo di uno spettacolo scritto bene. Smarrimento è, perciò, potente e magico.
Alla fine spettatrici e spettatori vanno via contenti, felici di aver passato un’ora assistendo a uno spettacolo cangiante e multicolore. Smarrimento è un piccolo prisma, che ha tante facce e riflette tanti colori. E dove c’è spazio anche per una frase che, ne sono certo, sarà molto utile, e importante, per tutti noi. La cito a braccio: “Sapere dove mettere il dolore è importante. Organizzatevi“.
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