TV e Cinema
di Eva Cabras 13 Settembre 2017

Perché la serie tv Girls è la versione anni 2000 di Sailor Moon

All’inizio sembra follia, ma è tutto vero: Hannah Horvath e Sailor Moon sono lo stesso personaggio

In ogni singola foto dei miei primi giorni di scuola, per almeno tutti e cinque gli anni delle elementari, compare senza eccezione almeno un accessorio a tema Sailor Moon. C’erano lo zaino, l’astuccio, il diario, le scarpe e il borsello, tutto mariale utilizzato durante l’intervallo, quando venivano rievocate in cortile le avventure più belle viste in tv il giorno prima. Si può dire, quindi, che il fenomeno Sailor Moon negli anni ’90 ha funzionato egregiamente a livello commerciale, ma limitarsi all’aspetto numerico significherebbe sottovalutarne in maniera grossolana la carica eversiva.

Convinta del potere imperituro del Cristallo di Luna, mi sono lanciata con occhi a forma di cuore sul bellissimo articolo dedicato alle Guerriere Sailor apparso su Freeda e scritto da Eleonora Caruso. La sua analisi sulla rivoluzione portata in tv da Usagi (o Bunny per coloro più avvezzi al cartoon) mi ha scaldato il cuore, ma, mentre leggevo la descrizione della protagonista, ho avuto un’epifania. Caruso scrive: “Usagi, una protagonista tutt’altro che ideale, almeno in superficie, con tutti i difetti di una qualunque ragazza della sua età. Non ama andare a scuola, si ingozza finché non ha il mal di pancia, nasconde i brutti voti alla madre e sogna sempre ad occhi aperti (…)”. Prosegue con “Sa anche di comportarsi come una bambina, a volte, e per questo sa di avere bisogno delle sue amiche affinché la spronino, la incoraggino, la sgridino“. A questo punto mi sono fermata e ho pensato: “Porca miseria, questa è Hanna Horvath, la protagonista di Girls!”.

Pensiamoci un attimo. Usagi è una ragazza normale che scopre di essere la reincarnazione di una principessa. Può assumere le sembianze della guerriera, ma lo fa conservando la propria natura umana, imperfetta e problematica. Non ama la scuola, fa figuracce a ogni passo, è golosa e pigra. Non ce la farebbe mai da sola, quindi deve stare insieme alle sue alleate, le Guerriere Sailor. Insieme formano un gruppo, altrettanto imperfetto, di combattenti unite e solidali, fedeli e comprensive.

Veramente non vi ha ancora ricordato l’esatta sinossi della serie tv Girls? La protagonista è Hannah Horvath, creata e interpretata da Lena Dunham. Pigra, egoista, refrattaria all’autorità imposta, tagliata fuori economicamente dai genitori quando si trasferisce a New York per inseguire i propri sogni da scrittrice. Da sola Hannah non saprebbe fare neanche la spesa, ma per sua fortuna ci sono le ragazze: la gallerista/cantante Marnie, l’acerba Shoshanna e l’eclettica Jessa.

Superando e soccombendo ciclicamente alla divergenze, le donne di Girls tentano di trovare il proprio equilibrio interno per affrontare il nemico comune. Invece di mostri e villain galattici come in Sailor Moon, Hannah e le compagne affrontano la vita, con le sue delusioni, le frustrazioni, i fallimenti, gli amori sbagliati e, in ultimo, le differenze che finiscono per dilaniare il gruppo stesso. Per quanto Hannah accenni a maturare nel corso delle 5 stagioni della serie, il suo atteggiamento scostante non viene mai totalmente assorbito e sarà uno dei motivi per l’allontanamento delle girls l’una dall’altra.

Lo show della Dunham ha certamente una dose di amarezza che in Sailor Moon non è presente, ma le analogie, per quanto folli possano sembrare, sono molte. Prima su tutte la rappresentazione del “girl power”. Nonostante i difetti, le guerriere sailor trovano nella loro sinergia un potere salvifico. Vengono rese più forti dalla loro amicizia reciproca e insieme riescono ad affrontare le forze del male. Metaforicamente parlando, anche i personaggi di Girls trovano nel gruppo un’oasi di leggerezza nel marasma delle proprie vite. Entrambe le formazioni si assemblano, inoltre, attorno a una protagonista imperfetta, rappresentazione rivoluzionaria sia per il contesto delle eroine femminili dei cartoni animati sia per quello delle giovani donne contemporanee a caccia di stabilità affettiva e lavorativa.

Non so quanto Lena Dunham sarebbe felice di essere considerata la creatrice di Sailor Hannah, ma Girls ha fatto negli anni ’00 ciò che Sailor Moon fece negli anni ’90: dare alle ragazze di tutto il mondo un modello femminile con cui potessero relazionarsi. Non soltanto in senso identificativo, ma anche antagonistico. La Hannah di Girls è spesso insopportabile, come Usagi era caricaturalmente goffa, ma con le loro pecche più evidenti aprivano un confronto bilaterale con il pubblico. Perché nonostante tutto noi crediamo in Usagi e crediamo in Hannah Horvath.

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