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Rocco Schiavone: Marco Giallini è super, la serie così così

Marco Giallini

 

Questa sera va in onda l’ultima puntata della prima stagione di Rocco Schiavone, ispirata all’omonimo personaggio dei romanzi polizieschi di Antonio Manzini (per chi non l’ha vista, si può recuperare interamente su Raiplay). Interpretato dal bravissimo Marco Giallini, Rocco Schiavone è stato portato in tv con la regia di Michele Soavi, che quelli della mia generazione ringraziano ancora perché ci donato, da adolescenti, Dellamorte Dellamore con una giovane e prosperosa Anna Falchi.

Rocco Schiavone è un vice-questore di Roma che viene trasferito ad Aosta dopo aver picchiato uno stupratore di ragazzine, figlio di un pezzo grosso che si è vendicato e l’ha spedito in provincia. È uno che non si fa scrupoli a trasgredire la legge, sia per il bene della comunità che per i suoi tornaconti personali. Aggressivo e costantemente nervoso, nel suo lavoro ha definito una scala di rotture di coglioni che va da uno a 10, e pare che lui si trovi sempre all’ultimo livello. Fuma canne lunghe una spanna, non riesce ad avere una relazione sana con l’altro sesso e, giusto per non farsi mancare niente, ha un passato tutt’altro che semplice e riconciliato.

 

 

Tutti questi dettagli ci vengono ripetuti regolarmente, ogni puntata, fino alla noia, per ribadire quanto Schiavone sia burbero e problematico. Il talento di Marco Giallini sta nel riuscire a smarcarsi da un personaggio fin troppo definito e telefonato evitando che diventi in tutto e per tutto una macchietta. È molto bravo nel farlo: gli dona piccole espressioni particolari e calibra bene l’aggressività e le volgarità. Riesce a raccontarti una persona dura e rigida, che sta costantemente a chiusa a riccio, ma lasciando trapelare debolezza e intimità.

 

Rocco Schiavone

 

A fianco di Schiavone ci sono, poi, dei personaggi spalla disegnati molto bene. A partire dal cinico medico dell’obitorio fino agli amici romani – dei coatti che più coatti non si può – che spesso lo vengono a trovare ad Aosta, sono figure che sfiorano la caricatura, ma si incastrano bene con il ruolo di Schiavone, sottolineando ulteriormente i lati più nascosti del suo personaggio.

 

Marco Giallini e Isabella Ragonese

 

Rocco Schiavone è una serie la cui qualità è ben sopra la media italiana, gli attori sono bravi, in primis Francesco Acquaroli e Isabella Ragonese. In più Michele D’Attanasio – già direttore della fotografia di Lo chiamavano Jeeg Robot, Gomorra La Serie e molti altri – ci regala dei paesaggi innevati davvero suggestivi e belli.

 

Rocco Schiavone

 

A prescindere dai siparietti comici in commissariato tra Giallini e il suo sottoposto Christian Ginepro che proprio non fanno ridere, alcuni rimandi abbastanza goffi alla cronaca italiana (lo stalliere mafioso della sesta puntata vi ricorda qualcuno?) o cose ancora più surreali, come la possibilità che un terrorista riesca ad evitare l’ergastolo e decida di trasferirsi ad Aosta per aprire un’azienda vinicola, la serie ha due grandi pecche. Innanzitutto è lenta, e non sto parlando di quel tipo di lentezza che ti aiuta a creare sfumature o colorare meglio i personaggi, ma della sensazione che si debba far passare il tempo altrimenti la puntata finirebbe troppo in fretta perché le cose da raccontare sono davvero poche e faticano a giustificare una durata di 90 minuti.

 

Le canne di Rocco Schiavone

 

La sceneggiatura, poi, cade spesso in scelte scontate e prevedibili: gli omicidi vengono risolti in maniera fin troppo causale e le coincidenze che portano Schiavone a scoprire gli assassini rasentano l’assurdo. Non è certo una novità per questo tipo di prodotti televisivi – in Italia, come all’estero – ma, sommato a un protagonista già carico di cliché, la sensazione di sapere fin troppo bene come l’episodio andrà a finire già dai primi minuti diventa ingombrante.

Nonostante le tante buone qualità della serie, difficilmente Rocco Schiavone ci prenderà mai in contropiede o lascerà presagire sviluppi più stimolanti di quelli che abbiamo già visto finora. Di fronte a queste incertezze, difficile dire se sarà il caso di seguire anche la seconda stagione.

Sandro Giorello

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