Il consumo dei media dell’era del covid-19 è inevitabilmente aumentato e, per certi versi, si è trasformato. Il Global Web Index ha esplorato il rapporto tra media e consumatori nel periodo della pandemia, concentrandosi su un campione di 4000 utenti compresi tra i 16 e i 64 anni nel Regno Unito e negli USA, differenziati per generazione: generazione Z (16-23 anni); millenials (24-37 anni); generazione X (38-56 anni); boomers (57-64 anni).
Partendo dall’aspetto più generale, che riguarda tutte le generazioni e i sessi, il Global Web Index ha rilevato che oltre l’80% degli utenti consuma più contenuti mediatici dallo scoppio del lockdown, sia attraverso la TV sia attraverso Internet, che sono i mezzi principali utilizzati da tutti. Ma passiamo ad alcuni dati più specifici.
Il 68% dei consumatori è alla ricerca di aggiornamenti online sulla situazione pandemica globale. Tra tutti gli utenti, quelli appartenenti alla generazione Z, fanno altro piuttosto che cercare notizie, e in particolare ascoltano musica. Nel complesso, le giovani generazioni sfruttano molto di più il proprio smartphone e il PC per cercare notizie e intrattenimento, mentre le generazioni adulte si appoggiano ancora sul mezzo televisivo. I millenials si distinguono come generazione attenta al cibo, buongustaia e salutista, poiché è più propensa a cercare ricette di cucina e a leggere informazioni su un’alimentazione sana.
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Lo studio dimostra che a livello generale, la maggior parte dei consumatori attinge dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), reputandola la fonte di informazione più attendibile in assoluto per qualsiasi aggiornamento riguardo al covid-19. Tale scelta varia, tuttavia, su base regionale, ad esempio: mentre i consumatori statunitensi si fidano di più dell’OMS, i consumatori britannici considerano il loro governo come la fonte di notizie più affidabile in assoluto. E, a proposito di fiducia nelle informazioni, quelle condivise sui social media sono generalmente considerate più affidabili rispetto a quelle diffuse tramite il passaparola tra amici e parenti, radio e siti web. Le informazioni condivise sui social superano i siti web dei governi stranieri, mantenendo una “fiducia più alta” nei confronti delle notizie nazionali.
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Contemporaneamente alla necessità di mantenersi informati sulla situazione globale della pandemia, fondamentale per tutti risulta l’intrattenimento. Tutti abbiamo più tempo per approfondire le nostre conoscenze, per tenerci informati ma anche per curiosare, sperimentare, guardare film, serie tv, giocare ai videogiochi. Pertanto, è abbastanza naturale che le persone siano più disposte ad investire in servizi di abbonamento da quando vivono in quarantena: quasi 1/3 della generazione Z considera l’abbonamento su Netflix, seguito da Disney+. I millenials allargano il loro interesse anche nei confronti di Prime video, Spotify e Amazon music. La generazione X per il 66% e i boomers per l’80% scelgono di non abbonarsi ad alcuna piattaforma ma, in pole position, rimane Netflix per tutte le generazioni e i sessi.
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Indipendentemente dal tipo di contenuto che stiamo consumando, indipendente dal mezzo che utilizziamo, la cosa certa è che questo è davvero il momento giusto per investire sui media, che siano volti all’informazione o all’intrattenimento. Questa pandemia sta dimostrando e creando grandi opportunità per le aziende dei media e in generale per il mondo online: vedremo quali saranno le aziende a rendersene davvero conto e vedremo chi saprà sfruttare intelligentemente questo periodo fertile per creare qualcosa di nuovo o trasformarsi.
Per vedere le infografiche sello studio del Global Web Index e avere informazioni più nel dettaglio, visita il sito visualcapitalist.com.