Una Madonna di plastica che piange ettolitri di sangue viene ritrovata in un covo della ‘ndrangheta. Sembra proprio un miracolo, che cambierà le vite di tutte le persone che si trovano ad avere a che fare con questa bizzarra scoperta.
Ecco il plot de Il Miracolo, la serie tv ideata e sceneggiata dallo scrittore Niccolò Ammaniti, che ha curato anche la regia coadiuvato da Stefano Bises, Francesca Manieri e Francesca Marciano. I primi due episodi sono sono usciti la settimana scorsa su Sky Atlantic e molti di quelli che li hanno visti hanno gridato al miracolo: cast eccellente, fotografia che non sembra una fiction, colonna sonora ottima, serie corale misteriosa e oscura con intrecci narrativi ben costruiti, non basata sulla malavita ma sulle emozioni umane di fronte all’ignoto,
Una cosa più unica che rara in Italia, paese che sembra possa produrre serialità ad alta qualità solo quando si tratta di criminalità: Gomorra, Suburra, Romanzo Criminale, Il Cacciatore e tutte le fiction basate su commissari e sbirri vari.
Il Miracolo è un’anomalia: tempi dilatati e comportamenti irrazionali, atmosfere cupe e ansie non scontate che sconvolgono la vita del Premier italiano interpretato da Guido Caprino e della first lady (Elena Lietti), del Generale interpretato da Sergio Abelli, di Padre Marcello (Tommaso Ragno), un prete senza più un briciolo di fede che ne ha fatte di ogni e Sandra Roversi (Alba Rohrwacher), una biologa con una madre ormai quasi catatonica da accudire.
8 episodi da 50 minuti che, per il momento, segnano una svolta nella narrazione seriale italiana e che potranno essere tranquillamente venduti all’estero.
Niccolò Ammaniti, pur alla seconda esperienza dietro la cinepresa (la prima è stata The Good Life, un documentario del 2014 sulla vita di tre italiani in India), ha alle spalle una serie di romanzi che sono stati trasformati in film molto belli. Pensate a Io non ho paura o Come Dio comanda, entrambi diretti da Gabriele Salvatores, Io e te diretto da Bernardo Bertolucci, L’ultimo capodanno diretto da Marco Risi e quel flop gigantesco che è diventato un cult, Branchie, il film con Gianluca Grignani.
Con un pedigree così, difficile accostarsi malamente al mezzo visivo, anche se i nostri libri preferiti di Ammaniti ancora non sono stati trasposti per il piccolo o grande schermo: lo strepitoso Ti prendo e ti porto via del 1999 e il distopico Anna del 2015.
Ne Il Miracolo si trovano un bel po’ di tematiche che hanno fatto ci Ammaniti uno scrittore amato dal pubblico: le storie alla Stephen King riadattate alla realtà italiana, dosi da elefante di humor nero, una forte critica sociale e storie borderline in cui il bene e il male non sono mai perfettamente definiti, spesso dipende dai punti di vista.
Come avrete capito, si tratta di una serie evento che vale assolutamente la pena di seguire, ma che al momento non gode di quell’hype riservato a serie tv internazionali che partono con le aspettative a mille e spesso le disattendono tutte. È pur vero che, a livello visivo, Ammaniti crea una storia che (con le giuste proporzioni) sembra uscita dai film di N. W. Refn o Yorgos Lanthimos, giusto per non stare a citare il solito David Lynch, come se fossero girati dal primo Sorrentino (quello che aveva meno a cuore le piscine) o Garrone, quindi niente di rassicurante, da guardare in famiglia. E meno male.
La musica, poi. La sigla è Il mondo di Jimmy Fontana, ed è subito commozione, che va a braccetto con pezzi di Tindersticks, dEUS, Godspeed You!Black Emperor e con la colonna sonora originale di Murcof. Da quel lato lì, si rasenta la perfezione.
Consiglio spassionato: don’t believe the hype, non buttate via tempo su storie mediocri solo perché avete l’abbonamento a Netflix, date una chance a questa splendida anomalia e siamo sicuri ci ringrazierete.