Come ormai sappiamo bene, quando i britannici fanno le serie tv non risparmiano niente e nessuno. Sanno parlare al cuore e riescono a creare prodotti d’intrattenimento che rimangono nella memoria, specie quando ci sono di mezzo gli adolescenti. The End of the F***ing world, Lovesick, Fleabag e, assolutamente, Sex Education.
La serie di Laurie Nunn diretta da Kate Herron è arrivata alla seconda stagione e narra la storia di Otis, un sedicenne vergine, figlio di una terapista sessuale di fama internazionale, e di tutti quelli che gli gravitano attorno: Eric, il suo amico omosessuale, Maeve, la reietta della scuola, Ola, la sua nuova ragazza e tutta una serie di personaggi che sembrano strambi e che, invece, sono esattamente i sedicenni del 2020.
Senza stare a spoilerare, questa seconda stagione è addirittura più bella della prima e tratta, in modo delicato, tematiche molto importanti e spesso bistrattate, come le molestie sessuali, l’omofobia e, di base, tutte quelle che riguardano la sfera sessuale. In pratica, nella serie ci sono un sacco di risposte a tutte le domande che un adolescente vorrebbe fare, senza nessuno a cui rivolgersi perché, come ben sappiamo, l’educazione sessuale in Italia è sempre un tabù, anche nel 2020.
Non fatevi fuorviare dal titolo, però. Le problematiche sessuali sono un pretesto per parlare, soprattutto, di educazione emotiva: rispetto per le diversità e femminismo, certo, ma anche della possibilità di essere un po’ chi si voglia, senza farsi rovinare la vita dai bulli o dai sensi di colpa. Certo che non è semplice e certamente una serie tv è solo una serie tv, ma, a volte, il tono usato nel trattare certe tematiche è ciò che davvero rimane della dramedy di Netflix, coi personaggi spesso intercambiabili, di cui forse tra un anno o due, quando (e se) uscirà la terza stagione avremo bisogno del riassunto, ma di cui non dimenticheremo come ci ha fatto sentire in alcune, importantissime scene.