SUBURRA
È uscita venerdì sulla piattaforma streaming Netflix, la seconda stagione di Suburra, serie tutta all’italiana ambientata a Roma che narra le vicende di politici e cardinali immischiati nella malavita della capitale e che ha consacrato l’attore Alessandro Borghi.
Innanzitutto qualche premessa: questo articolo non contiene in alcun modo spoiler, inserimento di prodotti a fini commerciali e olio di palma.
La seconda stagione di Suburra è molto diversa rispetto alla prima stagione. Ritroviamo i tre protagonisti, Aureliano, Spadino e Lele, ancora uniti contro il nemico comune, Samurai, ma il clima tra loro si è fatto più glaciale e le tensioni lasciate in sospeso emergono già nei primi minuti della prima puntata.
Intanto siamo catapultati tre mesi dopo gli avvenimenti narrati nell’ultimo episodio della prima stagione, e Aureliano (Alessandro Borghi), dopo aver perso il padre e la sua compagna, riporta le ferite che l’hanno forgiato, mostrandosi diverso anche nell’aspetto (non è più sbarbato e con capelli ossigenati, ma ha la barba folta e tatuaggi sul collo).
Aureliano Adami è diventato l’erede di Ostia ora che sua sorella Livia è sparita.
In questa stagione Spadino (Giacomo Ferrara) vive una doppia vita: da una parte cerca di ricoprire il ruolo del fratello, agendo come capo degli zingari e da marito, dall’altra fugge appena può dal suo amante, avendo ormai preso piena coscienza della proprio omosessualità.
Il potere questa volta non è conteso tra Spadino e suo fratello, che prima del coma era a capo delle famiglie zingare, ma tra Spadino e sua madre Adelaide che, insieme ad Angelica, è la vera rivelazione della stagione. È inoltre interessante l’evoluzione del rapporto tra Angelica e Spadino, di complicità e autentica alleanza.
Avevamo lasciato Lele (Eduardo Valdarnini) deciso ad entrare in polizia per onorare la memoria di suo padre, ucciso da Aureliano, e in soli tre mesi ha guadagnato la posizione di vice ispettore. Ovviamente, la sua carriera promettente è dovuta a Samurai, che investe su Lele per avere il controllo del corpo di polizia.
Seppur Lele, all’apparenza, sembra essere protagonista della sotto-trama più “noiosa”, aspettate di arrivare all’ultima puntata per ricredervi.
Ad arricchire la storia; l’ingresso di nuovi personaggi, il ruolo sempre più massiccio giocato dalla politica, rappresentata dal personaggio di Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), che si mischia con gli affari mafiosi di Samurai, e dalla chiesa, che interviene tramite Sara Monaschi (Claudia Gerini) per risolvere l'”emergenza migranti” a Roma, occupando i tanto agognati terreni di Ostia, luogo di spaccio controllato dagli Adami.
La serie va vista, senza dubbio, e la seconda stagione è ben costruita, oltre a completare le premesse della stagione precedente si caratterizza di numerosi colpi di scena, tematiche attuali, momenti di suspense e di piena empatia verso i personaggi, che nonostante non giochino sempre il ruolo dei buoni, è inevitabile non volere per loro un lieto fine.
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