Masaaki Yuasa con Inu-ō realizza una grande opera e un inno alla creatività. Senza sconti a niente e a nessuno.
Ho avuto il privilegio di poter visionare in anteprima italiana Inu-ō, nuovo film di Masaaki Yuasa, distribuito da Hikari, prima al cinema e poi in versione “home-video”. Questo mi è stato, ammetto, molto utile per farmi un pensiero più articolato e, spero, completo a proposito di questa nuova fatica del regista autore, tra gli altri, delle splendide serie animate di Ping-Pong e Devilman Crybabay. Allora partiamo da un dato di fatto: il film è una festa per gli occhi, un inno alla creatività e un vera e propria opera-manifesto della poetica del regista. Infatti, nonostante alcune asperità e vizi di forma (che già su potevano rintracciare nelle serie Netflix di Devilman) Yuasa non pare volere fare sconti a niente e nessuno in questa sua storia basata su “un saggio di Hideo Furukawa, prende spunto da una figura del teatro Sarugaku realmente esistita nel periodo Muromachi“.
Quello che, se dovessimo indicare un genere, si potrebbe definire come un anime-musical presenta molteplici livelli di lettura. C’è, diciamo così, la storia base, a metà strada tra un’ucronia, che pone la nascita del rock nel Giappone del XIV, poi quella del dialogo tra Tomona, un musicista non vedente con il misterioso “ragazzo zucca”, sorta di creatura nata dalla sventura e infine, sopra tutto questo, c’è il già citato inno alla creatività da parte del regista. Questi tre piani viaggiano più o meno paralleli per un buon 3/4 del film con una sola parte, grosso modo prima dell’ultimo segmento, che presenta qualche asperità di troppo. Infatti, senza volervi svelare troppo a proposito della trama, vi basti sapere che questo è un film con tante scene cantante e suonate (e che citano grandissimi esponenti del rock da Freddy Mercury a Roger Daltrey dei The Who) e quindi la visione potrebbe risultare un po’ macchinosa ma vi assicuro che ne vale la pena.
Infatti Inu-ō è sul serio un film visionario, che dà le vertigini per certe scene (come quella della battaglia sul mare o della nascita del “ragazzo zucca”) e le animazioni sono sempre molto curate e ispirate. Un inno al valore dell’arte che cambia la vita, anzi che ne dà significato e valore, fino a dare una visione superiore delle cose e delle persone: gli spiriti che circondano certi protagonisti non sono solo una citazione diretta al folklore giapponese ma anche un simbolo di questo “mondo dietro il mondo” di cui si parlava prima.
Volendo fare un paragone, me ne rendo conto, audace ma spero esaustivo, non siamo troppo distanti da un film di Jodorowsky, dove la creatività e la voglia di stupire, oltre che una filosofia di fondo dove l’arte è “metro e misura della vita” è sempre presente. Per altro il film è fortemente intriso di cultura, religione, letteratura e anche arte tradizionale giapponese e vederla così sul grande schermo fa un grandissimo effetto. L’invito quindi, spassionato e sincero, di andare in sala a vedere Inu-ō perché la visione al cinema, anche grazie a un impianto sonoro certamente più potente di uno casalingo, “vale da solo” il prezzo del biglietto. Uscirete dalla sala frastornati, un po’ confusi ma certamente felici e “rapiti” in un mondo di pura e vibrante creatività. Yuasa è davvero uno dei grandi artisti del nostro tempo, nulla da dire.