Nel 1989 (ancora una volta proprio quel fatidico anno lì) andava in onda su RaiUno “La notte della Repubblica” uno dei documentari politici più importanti della nostra storia firmato da Sergio Zavoli. Prendiamo quindi spunto dal titolo di quel documentario che tratteggiava con dovizia di particolari i quasi trent’anni di “strategia della tensione, depistaggi e stragi di Stati” succedutisi nella nostra beneamata Repubblica (che per altro, nell’interezza delle sue, splendida, diciotto puntate è disponibile su RaiPlay ) per parlavi, questa volta in chiave positivo, della “notte della cultura pop mondiale” che andrà in scena tra questa notte e domani notte. Già perché tra il 7 novembre e l’8 novembre si concentrano due tra le uscite che, senza possibilità di smentite, non saranno tra le novità culturali più importanti di quest’anno ma anche tra le più rappresentative di questa decade temporale (se non del nostro intero periodo storico).
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Stiamo, ovviamente, parlando de “La vita bugiarda degli adulti”, il nuovo libro di Elena Ferrante, autrice della pluripremiata serie de “L’amica geniale” (di cui vi abbiamo parlato qui) in uscita il 7 novembre per i tipi di E/O e il giorno, anzi la notte successiva, sarà la volta di Death Stranding, l’enigmatica e affascinante nuova creatura firmata dal geniale autore di videogiochi Hideo Kojima e che uscirà in esclusiva temporale per Playstation 4 (in attesa di poterci giocare su computer nell’estate del 2020).
Nonostante, com’è ovvio che sia, i due “prodotti intellettuali” siano molto diversi fra loro e la connessione (verrebbe da dire lo “strand”) temporale e la rilevanza nel mondo della cultura pop mainstream merita più di un’analisi e di un apparentamento. Già perché stiamo parlando, nel caso di Elena Ferrante, di un’autrice che, nonostante o forse anche per il fatto di non conoscerne la vera identità, ha venduto nel mondo milioni e milioni di copie mentre, prendendo in considerazione soltanto la serie di Metal Gear Solid (qui il nostro pezzo sul primo, iconico, episodio), stiamo parlando di un autore da oltre 52 milioni di copie di videogiochi vendute nel mondo.
Chiaro ed evidente quindi che, anche parlando soltanto di un dato di fatto meramente numerico (se non puramente economico), i due possano avere un certo qual impatto sul mondo della cultura pop mondiale, specie se entrambi “escono” a distanza ravvicinata.Ma non finisce qui. Infatti sia Kojima sia Ferrante sono accomunati anche dalla loro innata capacità di, partendo da medium differenti, ovvero il videogioco per il primo e il romanzo per la seconda, costruire mondi non soltanto perfettamente coerenti con se stessi e, da un certo punto di vista, “più veri del vero” ma anche e soprattutto ottimamente cablati per essere pensati e immaginati in versione cinematografica.
Come si può leggere nella frase della bio su Twitter infatti “il corpo di Kojima è composto per il 70% di cinema” e l’autore giapponese, anche grazie alla costante pubblicazione di contenuti personali sui social, non ha mai nascosto la sua passione viscerale per la settimana arte. Parimenti la trasposizione in serie de “L’amica geniale” ha riscosso un grandissimo successo in Italia e in Europa nonostante qualche perplessità da parte della critica. Eppure anche per chi ha letto poche pagine di un libro si accorge dell’eccezionale capacità di Ferrante di rendere i propri personaggi vivi e di “farli camminare e comunicare nella nostra immaginazione”.
Ecco immaginazione, un’altra parola chiave. Seppure nelle grandissime e fortissime differenze, sia Elena Ferrante sia Hideo Kojima sono “cintura nera della vita” in fatto di immaginazione. I due infatti sono capacissimi di rielaborare, reimpastare e ricostruire utilizzando riferimenti, citazioni e echi di altre creazioni culturali per farli propri, darne una nuova veste e, in ultima battuta, innestare nuova vita. “Un tempo ci fu un’esplosione, uno scoppio che diede origine al tempo e allo spazio. Un tempo ci fu un’esplosione, uno scoppio che portò un pianeta a ruotare in quello spazio. Un tempo ci fu un’esplosione, uno scoppio che generò la vita così come la conosciamo. E poi arrivò un’altra esplosione...”. Questo è l’incipit con cui inizia Death Stranding, ora capite perché abbiamo parlato di “creare nuova vita apparentemente dal nullo utilizzando però materiale preesistente?”. Allo stesso modo, seppur nelle differenze, i dialoghi di Elena Ferrante si segnalano per il loro grado di autenticità e vividezza. Non si ha mai l’impressione di leggere un romanzo eppure, ad ogni angolo, si respira tutta la forza della letteratura che, come si può bene immaginare, “è ancora più forte quando non si vede”.
Quindi questo 7 e 8 novembre 2019 lo ricorderemo negli anni perché si tratterà di una due giorni, anzi di una due notti che segnerà un punto molto importante nel mondo culturale contemporaneo. Con un cast incredibile (tra cui Norman Reedus, Mads Mikkelsen, Léa Seydoux, Margaret Qualley, Tommie Earl Jenkins, Troy Baker, e Lindsay Wagner) e un concept unico nel suo genere, Death Stranding si prospetta a riscrivere le regole del medium videoludico in esclusiva temporale per Sony Playstation. Con una nuova avventura che è stata battezzata dai fortunati recensori che l’hanno già letto, come Stefano Massini oggi su Repubblica, “La vita bugiarda degli adulti” è una sorta di “Educazione sentimentale” di Flaubert aggiornata ai tempi odierni. Insomma best timeline ever per chi è appassionato di nuove storie, nuovi mondi e nuove connessioni, anzi strand, giusto? “Tomorrow is in your hands”.
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