“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus“. È l’ultima frase de Il nome della rosa, celebre romanzo di Umberto Eco, uscito nel 1980. Con questo libro Eco esordiva alla narrativa, creando un racconto ricco di misteri e una serie di delitti, a metà tra un romanzo storico, un trattato filosofico e uno di semiotica, con una forte attitudine da giallo deduttivo, che fu particolarmente accentuata per l’adattamento cinematografico del 1986 di Jean-Jacques Annaud.
Tuttavia, la trama de Il nome della rosa, così ricca di dettagli e intricata, potrebbe avere una migliore resa adattata alla trasposizione sul piccolo schermo. E così è stato, grazie alla collaborazione tra Rai Fiction, Palomar e il tedesco Tele München Gruppe, è stata realizzata una serie composta da otto episodi de Il nome della rosa, curata dalla regia di Giacomo Battiato e dagli sceneggiatori Andrea Porporati e Nigel Williams. Oltre alla produzione, anche il cast è internazionale, con la presenza di John Turturro e Damian Hardung nei ruoli dei protagonisti Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, mentre Rupert Everett veste i panni dell’inquisitore Bernardo Gui.
La serie è stata presentata in due versioni; in italiano per la prima messa in onda, e in inglese (a scelta) per la fruizione tramite RaiPlay.
Ciò che sorprende tanto di questa miniserie, interamente girata in Italia, sono le riprese dei luoghi.
Essi non rimangono fedeli alla trama, che prevede che la storia sia ambientata in un’abbazia dell’Italia settentrionale, e diventa protagonista il paesaggio abruzzese, mentre altri panorami sono stati girati nei dintorni di Perugia, e chiese e chiostri sono stati ricostruiti negli studi di Cinecittà a Roma.
Il castello di Roccascalegna
È uno dei castelli più belli d’Abruzzo, in provincia di Chieti, e si trova su uno sperone di roccia che domina il borgo medievale di Roccascalegna, fondata con molta probabilità dai Longobardi che si insidiarono nel luogo a partire dal 600 d.C.
Secondo quanto narra una leggenda, pare che lo “ius primae noctis” (il diritto della prima notte) sia nato in questo castello per volere del barone Corvo De Corvis, il quale obbligava tutte le donne del paese a passare la prima notte di nozze con lui, anziché con il consorte.
L’eremo di Santo Spirito
Sorge a Majella, ed è stato un monastero della congregazione dei Celestini fondato da monaci benedettini. L’edificio sorge nel mezzo della natura ed è incastonato nella roccia, dalla quale scorre acqua fresca di montagna.
Con la soppressione degli ordini monastici del 1807, il monastero fu definitivamente abbandonato ed i beni al suo interno portati a Roccamorice.
Le Gole di Fara San Martino
Nel mezzo della natura di Roccamorice sorgono le gole di Fara San Martino, un meraviglioso spettacolo della natura da poter ammirare con delle escursioni. Seguendo il percorso escursionistico, appena fuori le strette pareti rocciose, appare l’ abbazia benedettina di San Martino in Valle, un monastero rupestre di fondazione medievale riemerso dopo una lunga campagna di scavi archeologici.
Il parco naturalistico archeologico di Vulci
Nel territorio di Montalto di Castro, la città di Vulci nella Maremma laziale, ospita un parco naturalistico archeologico.
Visitando il parco, entrando dalla porta Nord, sono conservati i resti di oggetti votivi dell’antica città etrusca, mentre attravaversando la Porta Est si raggiunge il fiume Fiora, che consente il giro completo di visita e quindi il raccordo tra l’area urbana ed i grandi monumenti funerari etruschi, in particolare la tomba François ed il tumulo di Cuccumella.