Compie 32 anni la prima puntata trasmessa in Italia di Holly e Benji, il cartone animato sul calcio tratto dal manga Captain Tsubasa di Yoichi Takashi. Poche storie, l’abbiamo visto tutti e ce ne siamo innamorati. Le partite che duravano settimane, il campo in salita e lungo come il Canada, la folla oceanica negli stadi per vedere una partitella juniores, i tiri incredibili e quel titolo, Holly e Benji, che in realtà è un po’ una forzatura, perché il cartone seguiva le avventure di Oliver Hutton, l’attaccante e molto meno quelle di Benjamin Price, il portiere.
Oggi vogliamo rinfrescarvi la memoria sul perché quel cartone era e rimane mitico, a tratti mitologico.
10) La sigla originale italiana
Niente a che vedere col rifacimento di Cristina D’Avena. I veri fan di Holly e Benji conoscono a memoria questa, scritta da due giganti delle sigle tv come Augusto Martelli e Alessandra Valeri Manera e cantata dal piccolo Paolo nel 1986. Ed è subito na na na na na na na.
9) Il campo lungo 18 km e i giocatori super veloci
Secondo alcuni studi scientifici, una ricercatrice italiana ha stabilito che il terreno di gioco del cartone animato misurava 18 km di lunghezza e 5 km di larghezza. I giocatori correvano 250 km a partita e a volte raggiungevano la velocità di 150 km/h. Praticamente come la Juve ai tempi di Moggi, Giraudo e Bettega.
8) Questa parodia
Sarò di parte, ma il doppiaggio del Nido del Cuculo, con un giovane Paolo Ruffini, del noto cartone giapponese mi ha fatto venire gli addominali a tartaruga dalle risate.
7) La catapulta infernale dei gemelli Derrick
Ma cosa fanno i gemelli Derrick? Dopo aver creato il tiro incrociato, con tanto di volo sulla traversa di uno dei due, eccoli nuovamente in un gioco di prestigio atletico e balistico, che solo loro possono fare, forse perché hanno un dente solo in bocca, chissà.
6) Il tiro della tigre di Mark Lenders e il contro tiro di Holly Hutton
Mark Lenders era il più amato dalle donne. Bello, dannato e con le spalle in bella vista. Il suo Tiro della Tigre diventava talmente veloce da essere classificato come arma di distruzione di massa in una risoluzione dell’ONU. Quando Holly riesce a neutralizzarlo con un contro tiro al volo, non solo segna, ma spacca rete e muro. Con tutta probabilità, in un secondo momento gli hanno sostituito il piede.
5) Roberto Baggio
L’Italia andava forte nei tardi anni ’80 e anche Holly e Benji tributa il giusto onore al nostro più grande campione, Roberto Baggio. Che in questa mitica sequenza diventa, per un eccesso di indulgenza nella scelta del doppiatore, Robbertobbaggio.
4) I veri calciatori giapponesi che provano il tiro doppio
Holly e Tom Becker riuscivano a colpire la palla al volo nello stesso momento, in modo da dare il doppio della potenza al tiro. Ci hanno provato anche in real life Takahiro Ogihara e Hotaru Yamaguchi, due giocatori della serie A giapponese e incredibilmente ci sono riusciti, regalando un sogno a milioni di fan.
3) Le 8 statue dei personaggi a Tokyo
A Tokyo, nel quartiere di Katsushika Ku ci sono 8 statue dei protagonisti del cartone, sparse per le strade. Se siete da quelle parti, vi sfidiamo a trovarle tutte.
2) Il fuorigioco spiegato a chi non ha mai seguito il calcio
Roberto Sedinho è il maestro di vita, l’ex calciatore con lo sguardo trombino che dal Brasile è arrivato in Giappone per insegnare a questi pischelli come si gioca a pallone. Tra le tante cose Sante che ha fatto, ha anche svolto una lezione su come funziona il fuorigioco, ad uso e consumo di quelle persone che non c’hanno mai capito una mazza.
1) Holly che schianta gli avversari a pallonate fotoniche
Momento storico: Holly Hutton tira certe fiammate che spaccano gli organi interni agli avversari, che si immolano come giocatori del biliardino e che verosimilmente finiranno tutti in prognosi riservata. Sono tiri talmente violenti che la loro traiettoria ha la scia luminosa come un meteorite o una cometa. L’ultimo tiro manda il difensore direttamente in porta (e in prognosi riservata).
Bonus: Il povero Julian Ross e la sua invalidante malattia
Una preghiera per lui e per la sua famiglia. Però suvvia, se sei malato di cuore non dovresti correre 250 km a partita, lo dice anche Studio Aperto.