QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER
Amici, se avete fatto notte cercando di recuperare la vostra adolescenza perduta dietro le visioni di gufi, di terribili assassini coi capelli lunghi che spuntano ai piedi del letto e di storie tutte strambe di liceali con la doppia vita, probabilmente la visione notturna dei due episodi di Twin Peaks su Sky Atlantic alle 3.00 non sarà stata di vostro gradimento, perché tutto c’è nella nuova stagione tranne l’adolescenza.
È il Twin Peaks di David Lynch e di nessun altro, se anche Mark Frost, il co-creatore, non ha letto la sceneggiatura finale. È un posto magico e oscuro ma tanto, tanto reale. Poca concessione allo humor da sitcom, quasi nessuno spazio per la musica, girato in location diverse da Twin Peaks eppure lo spirito delle sequenze che più ci hanno segnato nei 90s è tutto lì, in quelle due ore che abbiamo atteso per 27 anni, a cui seguiranno altre 16 ore di trip totale.
Ognuno di noi fan italiani, domenica mattina ha vissuto una storia che sembrava scritta dal pugno di Lynch in persona. La mia versione: mi sveglia un messaggio del CEO di davidlynch.it che mi chiede “Stai guardando vero?”. Io, in hangover e ancora disconnesso chiedo lumi con un occhio aperto e uno chiuso. Mi spiega che su Sky e NOW TV ci sono già le puntate di TP per errore. Ora guardate me, ma non troppo perché non è un bello spettacolo. In mutande, mi reco in sala e incredulo inizio a vedere estasiato il primo episodio, in quella surreale anteprima random, in piedi, impallato davanti alla tv. Ci sarò stato almeno 40 minuti, praticamente senza respiro, nel mezzo della stanza senza muovere un muscolo o emettere un suono.
Dopo aver visto il primo episodio e 20 minuti del secondo, quelli di Sky probabilmente si sono accorti dell’errore e fanno sparire tutto, lasciandomi nel mezzo di un dialogo tra Laura Palmer e Dale Cooper nella Loggia Nera. Cosa ho appena visto? Riguardo il tutto svegliandomi all’alba e concludendo i due episodi, che originariamente sarebbero dovuti andare online alle 3.00 di notte. Cosa ho appena visto? Forse più Lynchville che Twin Peaks.
La prima parte di un film in cui vengono citati praticamente tutti i lavori di David Lynch, da Eraserhead a INLAND EMPIRE, coi toni da thriller di Mulholland Drive e Strade Perdute, con la sperimentazione dei primi cortometraggi e con un personaggio cattivo e grottesco che sembra venuto fuori da Cuore Selvaggio. Un uso spregiudicato dell’astrazione figlia dell’ultimo periodo lynchano, così come gli effetti in CGI che sembrano fatti da un artista matto, che ha preso un paio di lezioni di effettistica e poi ha iniziato a prendere le droghe.
La narrazione si divide in lunghe scene, lente fino all’esasperazione e tirate per i capelli. Viene l’impressione che le scene sarebbero dovute durare tutte meno, ma in qualche modo siano allungate per far respirare il disagio fino in fondo.
Personaggi vecchi e nuovi, ma in realtà, in questa realtà, sono tutti nuovi, tutti inseriti in un nuovo contesto, proprio come accade nei sogni. Mi sono tenuto parco di SPOILER fino a ora, ma qualcosa devo pur dirvela. Fermatevi qui se non volete sapere niente di più.
ATTENZIONE SPOILER SERI:
Io non ci credevo che il Twin Peaks Theme rimanesse invariato, ma sembra anch’esso parte di un’installazione di arte contemporanea. Non saprei dirla meglio dunque fatevela bastare. Il Dale Cooper cattivo, chiaro omaggio al Nicolas Cage pitonato di Wild At Heart, è la figura che mi è rimasta più impressa, non so neanche se mi piace, stento a capirla ma mi affascina. Cadaveri, splatter, morte. C’è un senso di morte in tutta la trasmissione, che non se ne va mai via. Quando entra in scena Catherine Coulson malata, ormai alla fine del suo percorso di vita reale, nonostante sia un personaggio di fiction (e che personaggio, la Signora Ceppo), sai che poco tempo dopo quelle riprese sarebbe scomparsa e le lacrime scendono da sole. “Goodnight Margaret” le dice Hawk. Poi?
Troppi input da processare ma sono impazzito quando l’uomo senza un braccio mostra a Dale nella Loggia Nera l’evoluzione del nano, diventato un sicomoro con la faccia da chewingum che ricorda sia Eraserhead, sia i collage d’arte di DL. Lì ho riso tanto. Quella è di sicuro una vendetta per tutte le cose negative che in questi anni ha sparato Michael J. Anderson, il nano della serie originale, nei confronti di DL.
New York, South Dakota, Twin Peaks. Un concatenarsi di storie che sono solo l’introduzione al mistero vero e proprio. Qual è il significato della Glass Box e chi è quel mostro che vi esce, facendo a pezzi i due ragazzoni in calore? Dale Coop? Questo e tutto il resto lo scopriremo solo vivendo, intanto leggo commenti di utenti social indispettiti che il nuovo TP sia diverso dal vecchio, ma non ha davvero senso cercare la giovinezza perduta e una volta dopo aver introiettato la sicurezza che quella non tornerà mai più, spero si possano godere questo nuovo e lungo trip.
Piacerà più ai fan di David Lynch che a quelli di Twin Peaks, ne sono sicuro. In ogni caso pensateci: nel 1990 DL ha rivoluzionato la grammatica del telefilm. Oggi che invece quella stessa grammatica è evoluta e ha creato centinaia di modi per raccontare una storia, DL ha deciso di rivoluzionare la suspense ai tempi dello spoiler. Set blindatissimo, nessuno degli attori sa cosa succede nelle scene in cui non è presente, un paio di mini trailer e nulla più. Ha creato un evento unico in un momento in cui escono fin troppe serie tv al giorno. Se togliamo il fatto che un solerte impiegato di Sky Italia ne ha parzialmente rovinato l’entrata ad effetto, ma anche quell’errore ormai è archiviato ed entra a far parte della mitologia di TP.
Il nuovo Twin Peaks è diverso per mille motivi, eppure quando sono entrato nel Roadhouse e ci ho trovato Shelly e James, mentre i Chromatics suonavano Shadow, mi sono sentito a casa. Non so voi, ma questo antipasto mi ha fatto solo venire tanta fame, di altre 16 ore di un soggiorno dentro un sogno, both wonderful and strange.