Come non amare Groot? Chi ha seguito I Guardiani della Galassia conosce benissimo il personaggio creato da Stan Lee, Jack Kirby e Dick Ayers nel 1960, il cui nome è una crasi delle parole growth (crescita) e root (radice). Groot è un albero extraterrestre antropomorfo senziente, amico fraterno di Rocket Racoon, il temibile e bastardissimo procione antropomorfo che non guarda in faccia a nessuno per il proprio tornaconto, ma che in realtà ha un cuore d’oro.
L’ultimo film in cui è apparso Groot è Avengers: Infinity War, nella sua incarnazione adolescente e scontrosa, dopo essere stato un alberello bambino nel secondo capitolo de I Guardiani della Galassia e un albero adulto nel suo esordio cinematografico.
DA QUI IN POI FIOCCANO GLI SPOILER, SE NON AVETE VISTO IL FILM ANDATE AL CINEMA!
Come sapete, il cattivissimo Thanos col suo Guanto dell’Infinito ha deciso di dimezzare la popolazione dell’universo e sul finale di Avengers: Infinity War vince lui, nonostante Iron Man, Spider Man, Hulk, Capitan America, Thor, Vedova Nera, Dottor Strange, Pantera Nera, Visione, Scarlet, i Guardiani della Galassia e tutti gli altri super eroi di contorno. Il finale è di quelli strazianti perché non capita spesso di vedere un film Marvel in cui muore la metà dei super eroi (insieme alla metà dell’universo, ricordiamo).
Ebbene, anche Groot scompare alla fine di Infinity War e come al solito, parla la sola lingua che conosce, riassunta nella frase “Io sono Groot“, che volta per volta assume significati diversi (solo per chi conosce l’idioma).
Cosa significa quell’ultimo “Io sono Groot” che l’alberello rivolge a a Rocket Racoon, che lo vede morire per la seconda volta? James Gunn, il regista dei due capitoli de I Guardiani della Galassia lo spiega in un tweet:
I commenti sotto questa rivelazione sono spaccacuore, inutile nasconderlo. “Papà”. Una mazzata che si aggiunge all’incredibile finale.