La grande bellezza è il film che ha regalato il Premio Oscar a Paolo Sorrentino nel 2014, come sapete tutti. Non è il suo ultimo film, in seguito ha girato Youth (2015) e sta attualmente finendo di lavorare a The Young Pope, una miniserie tv che andrà in onda su Sky Atlantic nell’ottobre di quest’anno. Perché allora parliamo di nuovo dell’epopea di Jep Gambardella (Toni Servillo) alle prese con una Roma onirica e squallida allo stesso tempo?
Presto detto: lunedì 27, martedì 28 e mercoledì 29 giugno, il film tornerà di nuovo nelle sale italiane con l’aggiunta di 30 minuti di scene inedite in più, nelle quali potremmo vedere un anziano regista mentre spiega a Jep che il suo incanto più grande è stato vedere l’accensione del primo semaforo a Milano (nel 1925), oppure Fiammetta Baralla che interpreta la madre di Sabrina Ferilli, o ancora un altro semaforo, per niente incantato, incontrato da Gambardella nel mezzo della natura, che non svolge nessuna funzione di regolamentazione del traffico.
Così ha detto Paolo Sorrentino, intervistato da Paolo Mereghetti all’interno della rassegna Parlare di Cinema a Castiglioncello. Un luogo, quello sulla costa livornese, che in passato ha ospitato le ville di Alberto Sordi e di Marcello Mastroianni, in cui poco più lontano è stata girata la famosa scena de Il sorpasso. Una cittadina che vive anch’essa di una grande bellezza ormai quasi dimenticata.
Sono stati molti gli spunti interessanti venuti fuori d questa chiacchierata. Sorrentino si dichiara disadattato, come ogni regista che sceglie di fare un lavoro che lo possa portare ad aggrapparsi a un’altra vita. Ad oggi, il regista non vede più molti film nuovi, specialmente mentre gira. Preferisce guardare e riguardare i suoi preferiti, che sono L’uomo che amava le donne di Truffaut, quelli di Fellini e di Scorsese e Tempesta di ghiaccio di Ang Lee, che definisce un didattico della sceneggiatura.
Quando si parla dell’Oscar, ammette con modestia e ironia di aver avuto il timore che ogni suo film fosse l’ultimo e di aver vissuto l’ambito trofeo come la garanzia di poterne girare almeno un altro. Qualcuno dal pubblico gli chiede quale attore italiano, secondo lui, avrebbe dovuto vincere l’Oscar e Sorrentino non ha dubbi: Gian Maria Volonté, ma anche Ugo Tognazzi e Marcello Mastroianni.
E de La grande bellezza, a qualche anno di distanza? “Il pubblico si è diviso in due: i disonesti hanno detto che quella società non esiste, gli onesti invece hanno detto che sono stato troppo buono nel rappresentarla. Se un giorno dovessi fare un sequel di quel film, mi addentrerei di più nella degenerazione di quel mondo. Ma poi non lo so, perché tutto il degrado che mostro nel film, fa parte di un disagio e su quel disagio bisogna porre uno sguardo benevolo e trovare una sua coerenza estetica.”
Visto l’impegno che si è assunto nel raccontare la storia del giovane papa americano in The Young Pope, una delle domande più telefonate riguarda proprio il suo rapporto con la fede, ma lui dice ridendo di non averci ancora pensato, perché ha sempre dei traumi da risolvere quando a 14 anni è stato costretto a fare il liceo coi preti. Della serie tv invece ancora non parla, è troppo presto, non l’ha ancora metabolizzata a sufficienza.
La domanda che merita il premio Pulitzer però arriva non dal famoso critico, bensì da una signora del pubblico: Paolo Sorrentino lo sa che esistono altri attori diversi da Toni Servillo?
“Sì, ne sono al corrente, ci sono tanti attori italiani bravi. Solo che ho sempre fatto film in cui l’età del protagonista corrispondeva all’età di Toni Servillo e per comodità ho usato lui, abbiamo un’intesa molto facile che mi consente di lavorare meno. Si confà benissimo con la mia pigrizia perché capisce in anticipo quello che voglio. Un altro attore con cui mi piacerebbe lavorare è Sergio Castellitto“
Finisce l’incontro con un lapsus di Mereghetti, che saluta Paolo Sorrentino chiamandolo Toni Servillo, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti. La grande bellezza è anche questo.