Oggi non avevo un cazzo da fare. Così, quando sono stato contattato per andare a vedere al cinema e poi dire la mia su Game Therapy (che per chi non conosce il fenomeno più grosso degli ultimi 2 anni e mezzo, oppure non ha 14 anni, è un film sui gamers) ci ho pensato per 5 minuti e poi ho accettato, pensando che oh, alla fine uno non può parlare male di qualcosa se non lo conosce. Ve lo ricordate quel discorso che vi ha fatto vostro zio sui trans, no?
Quindi nulla, mi reco all’Atlantic, noto cinema boro della semiperiferia sud est romana in orario. Pago il biglietto, 5 Euro non rimborsati. 5 Euro perché è pomeriggio non perché il film sia in “promozione”. Il cinema è abbastanza vuoto, anche se la programmazione è in orario merenda proprio per attirare i prepuberali che per adesso si limitano a fare i compiti di geografia, chiamarsi tra di loro amichevolmente, cito testualmente “Ah bocchinaro!” e costringere i loro genitori a portarli a vedere un film con Federico Clapis.
Essì cari amici, questo film vanta la partecipazione di alcuni dei volti più influenti del mondo YouTube dei nostri giorni. Primo tra tutti la star, l’inimitabile FaviJ: reduce dal quarantacinquesimo miliardo di iscritti sul suo canale e (finalmente) dallo sviluppo puberale, è il protagonista della nostra storia. Viene seguito a ruota da Clapis, co-protagonista della faccenda. È proprio vedendo quest’ultimo in azione che ho fatto la mia prima riflessione in sala: ma quanto sarebbe stato un film più figo se al posto di Clapis ci fosse stato Jerry Calà? Pensateci, sono molto simili, stessa voce, stesso accento, stesso modo goffo di recitare. Solo uno dei due però è un cocainomane. Ovviamente avete capito quale. No, comunque Clapis fa schifo forte, ma poverino, non per lui, lui è un po’ imbranato, anche divertente in alcuni atteggiamenti, ma si vede in maniera abbastanza chiara che col mondo del cinema non c’entra niente. Per carità non è che se ti dicono “ti do 80k se fai un film con FaviJ” ha senso rispondere con “eh ma io non c’entro un cazzo con il cinema”, era così per dire, per spezzare una lancia in suo favore, povera stella. Seguono a ruota tra i nomi grossi del cast di youtubersz gamersz Leonardo de Carli e Zoda. Che regà, vi giuro non ci sono nel film. Cioè ci sono nei titoli ma poi nella trama uno si è ritirato a fare il santone in India (davvero!) e l’altro fa il bullo fuori scuola. 4 battute a testa, nome in locandina, un buon quantitativo di soldi per l’operazione e tutti contenti, ufficio stampa compreso. Quello che fa il bullo sembra divertente però, parla come un personaggio di un film di Caligari.
Comunque, il film parla di questi due ragazzi che giocano con i videogames e ci stanno abbastanza sotto, tanto da costringere Favij a creare o reperire o boh un macchinario che li fa “vivere” all’interno di un videogame. E ok, fin qui le premesse mi sembrano buone. Quello che il film in realtà nasconde, cioè la cosa che mi ha un po’ infastidito è che tutta la trama è solo l’ennesima enorme metafora per descrivere l’eterno scontro tra i due elementi che governano il nostro universo. Lo yin e lo yang dell’era moderna, la luce e il buio, l’acqua e il fuoco. Sto ovviamente parlando dell’opposizione videogames – fregna. Praticamente tutto il film è la storia di Clapis che si vuole bombare sta ragazza di classe sua e litiga ogni tanto con FaviJ, che vuole invece giocare al macchinario dei videogiochi appena da lui scoperto, perché giustamente gli da buca per la tipa.
Il film si presenta quindi carico di misteri, tra cui il più importante che è: “come cazzo ha fatto la produzione a parlare di videogames per un’ora e mezza senza neanche sganciare un dollaro alle relative case produttrici?“. Esatto signori miei, questi eroi del producing moderno hanno infatti fatto un film che ruba a piene mani da Assassin’s Creed, Tomb Raider, Uncharted ed altri titoli tripla A americani, senza mai mostrare un logo, dire un nome riconoscibile. Geni. Bravissimi.
La domanda diventa quindi: cosa ci hanno fatto con l’enorme quantitativo di soldi sborsati da Carrefour per finanziare la più grossa e dispendiosa operazione di product placement mai realizzata? No, davvero, c’è una scena nel supermercato con Clapis e FaviJ in cui ci sono più stacchi sui prodotti Carrefour che sulle loro facce mentre parlano. I piani d’ascolto li hanno fatti sui fagioli in scatola Qualità Natura Carrefour.
Per fortuna il personaggio di FaviJ è il più simpatico di tutti, vive infatti il dramma di fottersene totalmente della realtà, delle ragazze, dei motorini e della scuola (ma sicuramente non del ca$h) e spinge più volte l’amico Clapis a sfanculare la tipa mezza americana. Lui è il vero eroe del film, il vero ribelle, porta avanti la teoria che i videogames sono meglio della realtà, teoria nella quale ho sempre creduto e mi riconosco. Addirittura alla fine decide di rimanere nel macchinario dei videogames foreva, costringendo i suoi amici Clapis e gli altri due che hanno fatturato con pochissimo sforzo ad andare a riprenderlo, anche se sanno benissimo che gli stanno solo facendo un danno.
E niente, in conclusione non ho nulla da dire. Sul serio, non so cosa ho visto, il film sembrava abbastanza fatto male, ma parlerei di qualcosa che non conosco se cercassi di esprimere un parere critico. La morale? La morale non c’è, ricordatevi solo che la vita è un posto di merda, in cui nasci cresci ti riproduci e muori. E a un certo punto devi anche portare tuo figlio a vedere Game Therapy.