Una volta – per me una volta vuol dire solo una cosa: prima dell’internet per le masse – era tutto più facile. Più definito, forse: più chiaro. Da una parte gli sfigati, dall’altra gli altri. Che più o meno si salvavano.
L’alone irredimibile di sfiga però era chiaro, lo stigma te lo prendevi e te lo tenevi fino a data da destinarsi. Poi qualcosa è cambiato: e i nerd, o chiamiamoli all’italiana, gli sfigati, sono diventati i nuovi fighi.
O quantomeno se non nuovi fighi almeno i nuovi normali, che per tanti è già un traguardo. Non è un fenomeno nuovo, ma è nuovo Galassia Nerd, un documentario di 45′ in onda domani su Sky Generation, canale che inaugura sabato 29 ottobre, in occasione di Lucca Comics & Games.
Un documentario che in fondo cerca di rispondere alla domanda “Chi è allora il nerd oggi? E se fossimo tutti nerd? Con un taglio pop, il documentario di Stefania Carini racconta la generazione nerd grazie alle interviste a Gabriele Mainetti, Leo Ortolani, Boosta, Giorgia Cosplay, Licia Trosi, Carletto FX dei Gem Boy, Daniele Daccò, Daniele Penza (Battle for Vilegis)” recita un comunicato.
Così ho voluto fare due chiacchiere proprio con Stefania Carini, autrice del documentario di 45′ Galassia Nerd – in onda domani su Sky Generation – che ci porta a spasso nei ricordi di chi ha avuto un’infanzia e un’adolescenza autenticamente nerd: da Boosta dei Subsonica, a Leo Ortolani, il “papà” di Rat-Man, al regista Gabriele Mainetti e tanti altri ancora.
Domani c’è Galassia Nerd su Sky Generation. Stefania, come sei approdata a questo abisso di nerditudine?
Avendo un passato – e anche un presente! – da giornalista e docente universitaria di fandom e marginalia nerd. Il che significa cartoni, anime, telefilm, film anche, che ho sempre studiato e ho anche portato all’interno dell’università: diciamo che Galassia Nerd è un racconto di immaginari che ho sempre raccontato in altri modi a livello giornalistico o accademico.
Galassia Nerd esiste perché i nerd da tempo sono sdoganati: come è avvenuto questo sdoganamento di una sottocultura?
La voce narrante del documentario parte su immagini in stile logo Marvel, e racconta proprio che il nerd inizialmente era l’emarginato. Che si dedicava a passioni sconosciute: solo che poi sono arrivati Steve Jobs – che nella realtà è un nerd di successo – poi è arrivato Sheldon Cooper – che nell’immaginario è un nerd di successo – in Big Bang Theory, e tutte quelle passioni minoritarie sono diventate mainstream. Leggere fumetti, vedere i film della Marvel, vedere le serie tv, leggere i manga, i videogiochi, non sono da tempo più passioni minoritarie. C’è stato un passaggio che prima di tutto è generazionale – una parola che fa un po’ paura… mi è scappata, scusate – però mi pare evidente che chi è stato bombardato negli anni ottanta e novanta da una certa tv e da certi fumetti oggi si ritrova a comandare l’immaginario no? Voglio dire: c’era chi era nato negli anni di Fazio e si è trovato a vedere Anima Mia, adesso ci troviamo con l’industria hollywoodiana che fa uscire Doctor Strange, ed è un film per tutti, per famiglie. Non solo chi è cresciuto con Star Wars lo apprezza, ma anche gli altri vogliono farlo vedere ai propri figli. C’è una componente di mercato, che ha fatto sì che le nicchie siano diventate mainstream.
Riguardo alla propagazione di questi immaginari, citavi Anima Mia di Fazio in tv, che è di metà anni novanta, epoca pre-internet di massa: per me in questo sdoganamento della sfiga, internet ha avuto un ruolo enorme
Sicuramente internet ha avuto la capacità di fare da collante tra nicchie anche disperse in tutto il mondo che hanno scoperto, anche quantitativamente, di non esserlo più. Il canale Sky Generation nasce in concomitanze con Lucca Comics poi, e Lucca è il festival italiano… noi parliamo tanto di Venezia, di Cannes, ma poi a Lucca per tre, quattro giorni un’intera cittadina è invasa da persone, adulte, o tardo adulte, giovani, meno giovani, che cercano un tipo di intrattenimento che si nutre di un immaginario fatto di fumetti, film, serie tv. Le vecchie fanzine di fan si sono spostate sul web, sono portali. A proposito di questo, una delle mie intervistate, Giorgia Cosplay, dice che il cosplayer si percepisce come cosplayer solo nel momento in cui scoppia internet e scopre che in Giappone è una pratica diffusa. Senza internet sarebbe rimasta una cosa a livello di gioco. Con internet prende una dimensione di comunità, quasi, con molte virgolette, di “performance teatrale”. Pensiamo solo a quante cose ti puoi comprare su internet per fare i cosplay.
Chi ti ha guidato nella Galassia Nerd?
Volevo trovare qualcuno che avesse fatto di questo immaginario la sua vita e il suo lavoro. Qualcuno che ci portava a casa la pagnotta. Dimostrare che è una passione, ma ci riesci anche a tirar fuori da mangiare, che non è male, in un momento in cui non sappiamo neanche più cos’è davvero il lavoro. Giorgia Cosplay è una ragazza che si traveste da vari personaggi e avendo una certa popolarità ha fatto anche la conduttrice in tv, Gabriele Mainetti è un regista, fa un discorso molto puntuale sull’immaginario che ha assorbito da bambino, dall’animazione giapponese a Spielberg, che lo porta a fare un certo tipo di cinema oggi. Dice Mainetti: passi ore e ore da bambino davanti a una tv, alle VHS: arrivi in università che le hai già studiate. E invece di dimenticartele, dici no, ma perché dove stare dietro a quel che devo studiare a forza? Io sono nato con quella cosa lì, quello per me era importante, erano storie organizzate che davano senso alla mia infanzia. E da lì il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. Boosta, che tu penseresti più lontano da questo mondo: entri nel suo studio ed è pieno di gadget di animazione, di fantasy, e non solo: lui ha scritto una storia che ispirato un fumetto, ha fatto una canzone per il film di Wolverine la colonna sonora di 1992, ma soprattutto mi ha raccontato che con Samuel ha fatto parte degli Amici di Roland.
Me li ricordo, un quindici, vent’anni fa: rifacevano le sigle dei cartoni
E Boosta mi diceva: non è che posso dirti che il modo in cui scrivo le canzoni è influenzato da loro, che scrivo canzoni perché ascoltavo quelle canzoni lì, però qualcosa è rimasto. E quell’immaginario è anche il mio.
Volevo chiederti poi di Leo Ortolani, il “papà” di Rat-Man: c’è anche lui in Galassia Nerd
Per età un po’ più grande rispetto agli altri, e Ortolani prima di tutto dà delle definizioni di nerd molto divertite. Il nerd è quello che viene picchiato nei bagni, dice, ma dice anche che il nerd è quello che fa cose inutili. Era quello che voleva far vedere a tutta la corriera il trailer di Star Trek – l’Ira di Khan, o che sapeva combattere con una spada Klingon. Tutte cose inutili se devi cambiare una lampadina. Però il nerd è questo, il nerd è quello che viaggia nei mondi della fantasia e che decide che quel mondo è più importante di saper cambiare una lampadina. Poi la vita ti porta a fare altro: ma viaggi ancora nella fantasia. È lì il bello.