Si sapeva da tempo che James Cameron aveva progetti molto ambiziosi legati ad Avatar. Già quando uscì il film, a cavallo tra 2009 e 2010, si parlava di una saga che avrebbe contemplato altri capitoli. Del resto, si tratta pur sempre del film con i maggiori incassi nella storia del cinema: 2,7 miliardi di dollari, oltre dieci volte il costo del film. Un successo incredibile a livello commerciale, ma anche a livello di ricezione: spettatori entusiasti, grazie anche al non plus ultra del 3D, portato finalmente a un livello tale da giustificare un costo più alto del biglietto e anche quel principio di mal di testa che da sempre si per tuffarsi dentro un film.
Al primo capitolo ne sarebbero dovuti seguire altri tre. È di questi giorni la notizia che invece il computo finale sarà di cinque pellicole, con le restanti quattro previste nel 2018, 2020, 2021 e 2022. Date che fanno impressione per quanto vanno in là nel tempo e che destano qualche perplessità.
Si è detto del successo commerciale di Avatar e dell’entusiasmo che scatenò al tempo, ma al momento esiste il dubbio che quell’entusiasmo sia stato un fenomeno temporaneo, incapace di tramutarsi in un sentimento duraturo. L’impressione è che a distanza di sei anni abbondanti non si sia creata una fandom solida e in grado di resistere a tutti questi anni di stacco tra un titolo e l’altro. Per intenderci passeranno più anni tra il primo e il secondo di film di quanti intercorsero tra il primo e l’ultimo della trilogia originaria di Star Wars.
La notizia dell’aggiunta di un quinto film alla saga sembra la risposta a questi punti di domanda, con la produzione che preferisce guardare in avanti e non indietro, nella consapevolezza che all’uscita del secondo film il il pubblico sarà molto cambiato e verosimilmente dovrà essere riconquistato. A questo va aggiunto il fatto che in questi sei anni Avatar non è invecchiato molto bene: perfetto per il suo tempo, ma subito superato a sinistra per immaginario e potenza visiva.
Alla luce di tutto questo, la scommessa pare di quelle grosse: di fronte a questi rischi, però, James Cameron ha deciso di non tirarsi indietro, ma di rilanciare. Una mossa coraggiosa, per il progetto a cui alla fine avrà dedicato circa 25 anni, ovvero oltre metà carriera. Una dedizione ammirevole, che lascia però un po’ di amaro in bocca: cos’altro avrebbe potuto regalarci l’uomo che ha firmato i due film di maggior successo della storia del cinema?
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