Dietro ai film banalmente classificati come strani o assurdi c’è tutto un mondo da scoprire, fatto di surrealismo e provocazione, sperimentazione e fantasia. Quest’ultima di solito ha l’accezione bonaria delle favole da bambini (che poi bonarie non lo sono proprio), ma quando si lavora con l’astrazione, possono venire a galla un sacco di visioni tutt’altro che confortanti.
Le poche proposte di questo tipo che negli ultimi 20 anni (e oltre) sono riuscite a superare il pubblico di nicchia e a entrare nell’immaginario collettivo sono le trovate sceniche di Michel Gondry in Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello), il pianeta killer di Melancholia di Lars von Trier e in Italia gli omaggi felliniani di Paolo Sorrentino. Per anni gli appassionati si sono rifugiati nei film asiatici, come Tetsuo di Shinya Tsukamoto o I’m a cyborg but that’s ok di Park Chan-wook. Sul fronte trasversale dei film e delle serie tv, Brit Marling è la regina del surrealismo con The OA, Another Earth o I Origins di Mike Cahill. Poi c’è David Lynch, il maestro che è riuscito nel non facile intento di rendere il surrealismo pop coi suoi film e (soprattutto) con Twin Peaks.
Per puro paradosso, gli episodi di surrealismo più famosi nella cultura pop oggi sono tratti dalla stanza rossa lynchana e dai film d’animazione dello Studio Ghibli di Hayao Miyazaki, che ama coniugare fantasia e realtà nella stessa trama.
Facendo un passo laterale e guardando il fenomeno da un altro punto di vista, il pubblico sembra proprio affamato di novità che vadano fuori dal comune e il successo di un regista come Yorgos Lanthimos coi suoi film The Lobster e The Killing of a Sacred Deer, storie allucinanti interpretate da attori noti in tutto il mondo, ne è la riprova. A questo proposito ci sentiamo di consigliarvi la visione di alcuni film strani che nella storia del cinema hanno dato un grosso apporto al genere e che sono da vedere almeno una volta nella vita.
Orfeo (Orphée) – Jean Cocteau, 1949
Il testamento di Orfeo (Le Testament d’Orphée) – Jean Cocteau, 1960
Orfeo di Jean Cocteau del 1949 è il viaggio di Orfeo attraverso lo specchio per raggiungere il regno dei morti, reso splendidamente in questa modernizzazione del mito greco e dal meta film autocelebrativo Il testamento di Orfeo, sempre di Cocteau del 1960, tra maschere della morte, uomini bestia e realtà parallele, grazie agli ingegnosi effetti speciali dell’epoca.
L’angelo sterminatore (El àngel exterminador) – Luis Buñuel, 1962
Gli anni ’60 sono perfetti per i temi surreali, per le scelte sperimentali e per le trovate visive ai limiti dell’assurdo. Assolutamente da vedere è L’angelo sterminatore di Luis Buñuel del 1962, la cui trama bizzarra vede i commensali di una cena non poter uscire dalla casa in cui sono, nonostante la porta sia aperta. Un’inquietudine rara che raggiunge climax simbolici allucinanti come quello del gregge di pecore che irrompe in sala da pranzo tra l’indifferenza degli astanti.
8 e 1/2 – Federico Fellini (1963)
Del 1963 è il capolavoro di Federico Fellini 8 e 1/2, che cari amici, se non avete mai visto almeno una volta nella vita vuol dire che proprio non ci dobbiamo parlare più. Marcello Mastroianni al suo meglio, che nella sequenza d’apertura tiene il suo ego volante per una corda, come fosse un palloncino.
L’ora del lupo (Vargtimmen) – Ingmar Bergman, 1968
Uno dei film più assurdi del maestro Ingmar Bergman: L’ora del lupo, in cui Max von Sydow è un pittore che vive in un tale isolamento da costruirsi un mondo in cui non esistono più certezze e in cui non si può scindere la realtà dall’immaginazione. Alcune scene sono talmente insensate da risultare psicologicamente devastanti, come la faccia del protagonista che si strappa come fosse una maschera, nel momento più crudo del film.
Fantasie di una tredicenne (Valerie a týden divu) – Jaromil Jireš, 1970
Negli anni ’70 il paradossale entra a far parte di ogni aspetto del cinema. Spettacolare il film Fantasie di una tredicenne del cecoslovacco Jaromil Jireš, la cui versione in italiano oggi è praticamente irreperibile. Un horror surrealista in cui la protagonista Valerie vive letteralmente situazioni da incubo, in uno sviluppo di tensione erotica notevole. A suo fianco, un personaggio vampiresco che sembra l’incarnazione di tutte le tentazioni e di tutte le condanne, usato come allegoria della scoperta sessuale e della fine della purezza.
La montagna sacra (La montaña sagrada) – Alejandro Jodorowsky, 1973
Nel 1973 i simbolismi esoterici de La montagna sacra di Jodorowsky mischiano religione e alchimia. Le sue trovate visive sono immortali e ancora oggi risultano pura arte contemporanea. Inquadrature simmetriche, riti totalmente insensati per un viaggio alla scoperta del vero senso delle cose. Blasfemo e fuori da ogni logica, ancora oggi guardarlo è un’esperienza unica.
Il pianeta selvaggio (La planète sauvage) – Roland Topor, 1973
Da riscoprire assolutamente Il pianeta selvaggio, un film d’animazione del 1973 di Roland Topor, che ha inventato un mondo con creature del tutto assurde, che rovesciano la tesi secondo cui gli umani sarebbero i più evoluti dell’universo. Definirlo cartone animato è davvero riduttivo, è un viaggio filosofico.
Eraserhead – David Lynch, 1977
Uno dei titoli più citati e meno visti dall’inizio alla fine dagli spettatori è il cult dei cult, Eraserhead, il debutto di David Lynch. Una storia potente di incomunicabilità e inadeguatezza, ottenuta grazie al bianco e nero opprimente, ai personaggi strani oltre ogni dire e alla colonna sonora ansiogena. I capelli di Henry Spencer, il protagonista, sono diventati un’icona underground e nessuno riesce a dormire dopo aver visto per la prima volta la ragazza del radiatore, con le sue guance malate, mentre balla nel suo teatrino immaginario schiacciando i vermi con le scarpette di vernice.
Alice – Jan Švankmajer, 1988
Per finire la veloce carrellata di consigli per gli acquisti della mente, un rapido volo nel 1988 per Alice di Jan Švankmajer, un lungometraggio totalmente fuori di testa sulle avventure di Alice nel paese delle (mica tanto) meraviglie. Animazione a passo uno e attori in carne ed ossa per farvi venire i brividi. Una serie di scene claustrofobiche su cui svetta l’utilizzo di un animale imbalsamato per interpretare il Bianconiglio. Di Švankmajer è obbligatorio vedere tutta la filmografia almeno una volta nella vita, perché è un genio visivo come pochi altri.