Se seguite Dailybest, Edoardo Ferrario lo conoscete già per via della lunga intervista che gli dedicammo l’anno scorso. È sicuramente uno dei comici italiani più interessanti degli ultimi anni: partito dai club e dai teatri occupati, è stato notato dalle sorelle Guzzanti ed è subito finito in tv. Poi c’è stato Esami, la webserie dedicata al mondo delle università, e ora è ospite fisso a Quelli che il calcio…
Gli abbiamo chiesto quali sono i suoi cinque film preferiti. Ovviamente non parliamo dei grandi capolavori dei Monty Python o dei fratelli Coen ma di pellicole talmente assurde e sconclusionate da superare ogni possibile definizione e diventare, a loro modo, dei capolavori. Dopo le cinquine scelte da Luca Ravenna e Saverio Raimondo, ecco quali sono le pellicole che più l’hanno fatto più ridere in assoluto.
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Alex l’ariete (2000)
È l’esordio al cinema di Alberto Tomba, un paio d’anni dopo il suo ritiro dalle scene sportive. Alex l’ariete sfiora il surrealismo: è un film che non ha alcun significato e, anche da un punto di vista commerciale, risulta un’operazione del tutto incomprensibile. Inizialmente doveva andare su Mediaset in due serate, poi è stato riciclato per il cinema e, di solito, non è mai una buona scelta. A partire dal montaggio, è un film assurdo: non c’è linea narrativa, non c’è niente. È recitato in una maniera insensata da tutti gli attori del cast, in primis ovviamente da Tomba che, poi, in più occasioni, ha dichiarato di essere totalmente inadeguato per fare l’attore e di sentirsi fortemente a disagio di fronte alla telecamera (come poteva essere diversamente?).
Quello che mi fa effetto è constatare che, a prescindere dall’appeal mediatico che aveva ai tempi, qualcuno vedesse davvero del potenziale in Alberto Tomba e credesse che sceglierlo per un film fosse una scelta efficace. Detto questo, in Alex l’ariete ci sono cose che mi fanno impazzire: ad un certo punto Tomba va a sbattere contro una vetrina e non riesco a capire in che modo il regista abbia detto “buona” dopo aver girato quella scena. Ci sono delle cose che, a livello di messa in scena, fanno spavento ma, nel suo complesso, il film ha una sua coerenza e può essere considerato un cult.
The Room (2003)
Su un livello molto più alto rispetto ad Alex l’ariete, c’è sicuramente The Room di Tommy Wiseau. Definito il “Quarto potere dei film brutti”, anche The Room è nato con intenti commerciali assolutamente incomprensibili. Per realizzarlo Wiseau ha raccolto autonomamente sei milioni di dollari: il film nasce da una commedia teatrale creata dallo stesso regista, di cui, poi, aveva anche cercato di pubblicare un romanzo ma è stato respinto da tutte le case editrici.
Il film sposta i canoni estetici del brutto: è difficile fare Lynch per sbaglio, invece lui c’è riuscito. Gli va riconosciuto, però, un suo stile preciso: è come se l’intento di fare un buon film, mescolato alla completa inesperienza di tutti, avesse creato un linguaggio nuovo e credibile. Al contrario di Alex l’ariete, che è girato palesemente male, The Room ha una sua particolare fotografia e un’idea precisa di regia. Il film ha preso una posizione importantissima nello scenario mondiale dei film brutti, tanto che James Franco dirigerà una commedia sul making of di The Room e nel cast ci saranno anche attori del calibro di Bryan Cranston e altri nomi importanti.
Mortal Kombat (1995)
Altro titolo molto stupido, ma irrinunciabile, è Mortal Kombat. Uscì nel 1995, avevo 8 anni e per me all’epoca fu un film molto importante (anche se, ripensandoci adesso, non saprei proprio definire il perché). In pratica si tratta di una trasposizione cinematografica di una partita al videogioco Mortal Kombat: l’80% del film sono sfide tra i personaggi, la trovo una cosa assurda. Ho provato a riguardarlo recentemente e devo dire che mi ha lasciato esterrefatto. È comunque un bellissimo esempio di come il cinema possa attingere da altri media… e fallire. In questo caso, senza alcun dubbio.
Snakes on a plane (2006)
È un film straordinario dove Samuel L. Jackson, uno dei miei attori preferiti, si presta ad un film, anche in questo caso, completamente assurdo. La cosa interessante è che non solo è andato bene al botteghino ma aveva addirittura raccolto così tanto hype che i produttori avevano deciso di inserire delle scene aggiuntive prima che uscisse. Va fatto un plauso agli sceneggiatori perché un aereo è uno spazio molto limitato dove girare qualsiasi cosa e l’idea alla base del film non credo permetta di andare oltre i dieci minuti. Mi pare che il film duri quasi due ore con una trama che può essere riassunta così: c’è una cassa di serpenti sull’aereo e i serpenti vengono liberati. Complimenti.
Speed (1994)
Non me ne vogliano gli amanti di questo film ma qui il livello di credibilità è davvero bassissimo. Pensare che un bus possa andare a più di ottanta chilometri orari per tutto quel tempo in una città come Los Angels è abbastanza ingenuo. È più facile che succeda a Roma, per dire. È il mio film preferito perché c’è una Sandra Bullock in forma smagliante, Keanu Reeves e Dennis Hopper che fa un bellissimo cattivo ma, soprattutto, per quel momento straordinario dove il pullman si trova davanti ad un ponte interrotto, con in mezzo una distanza che potrebbe essere lo stretto di Messina, e riesce comunque a raggiungere l’altra sponda. Sandra Bullock è al volante, guarda Keanu Reeves e lui le dice: “vai a tavoletta”, e lo fa con un’espressione che non sono mai riuscito a ritrovare in nessun altro film. Un pullman di dieci tonnellate in volo, con un meccanismo scenografico che mi ha ricordato soltanto il campetto di Holly e Benji. Questa scena, ancora oggi, mi emoziona tantissimo.