Quella che sembrava un’assurdità degna di una pagina satirica si è trasformata in realtà: Don Matteo è on demand su Netflix. Nei giorni scorsi infatti, i social si sono riempiti di meme e status contro l’approdo su Netflix della popolare fiction Rai con Terence Hill nei panni del parroco che risolve gli omicidi a Gubbio. In realtà è solo uno dei contenuti Rai aggiunti nel mese di ottobre dalla piattaforma di streaming americana. Tra gli altri, anche Non uccidere con Miriam Leone, L’ispettore Coliandro con Giampaolo Morelli, Squadra Antimafia – Palermo oggi con Marco Bocci, Il giovane Moltalbano e Volare con Beppe Fiorello sono entrate a far parte della proposta in streaming di Netflix.
Gli utenti di Facebook non l’hanno presa bene e hanno accusato Netflix Italia di non rispettare il tacito accordo coi suoi abbonati, quella promessa di essere il futuro dell’intrattenimento che avrebbe spazzato via la vecchia televisione. Dal canto suo, Netflix come tutte le altre piattaforme di streaming on demand (TIMvision, Infinity, NOW tv, Prime Video) è esattamente il contrario della tv generalista, in cui una fiction in prima serata toglie spazio a un film di qualità.
L’on demand, per sua stessa definizione, offre contenuti diversificati per ogni tipologia di utente, dai bambini agli anziani, dagli amanti della stand up comedy americana a quelli che amano vedere le spericolate avventure di Don Matteo in terra umbra, senza che nessun contenuto tolga spazio all’altro.
Le piattaforme che si occupando di on demand hanno due opzioni: o hanno una produzione talmente forte da crearsi il proprio servizio di streaming su richiesta (HBO, Showtime, per fare due esempi), oppure cercano di monetizzare vendendo (e acquisendo) i diritti. Netflix al momento è una piattaforma ibrida che oltre ai propri contenuti originali di successo (tipo Stranger Things, The Crown, i lungometraggi prodotti, gli speciali comici e i documentari), ha anche necessità di espandere la propria offerta che varia a seconda del pubblico di ogni stato in cui è presente.
Non faccia dunque troppo scalpore Don Matteo su Netflix, perché già la piattaforma ospita serie tv della BBC inglese (Sherlock, The IT Crowd e altri), che è l’equivalente della Rai nel Regno Unito. Pensate che in Usa, Canada, Inghilterra, Irlanda e India, Netflix si è assicurata i diritti per I Medici, la serie tv si cui la Rai ha investito molto, in termini di produzione e immagine.
Risulta normale quindi che il pubblico italiano non voglia solo vedere Boris, la geniale serie tv satirica disponibile su Netflix, ma anche contenuti più classici che possano incontrare gusti diversi, senza togliere ai più esigenti, serie tv originali come The OA o Black Mirror e film come Il gioco di Gerald, tratto dal romanzo di Stephen King. Fa parte del normale processo democratico e poi chissà, magari tra quelli che in questa scelta hanno visto il male assoluto, ci sarà anche qualcuno che darà una chance a prodotti come Non uccidere, che non hanno niente da invidiare a serie più blasonate, solo perché provengono dall’estero.
Chissà se i palati più esigenti abbiano come guilty pleasure proprio la visione segreta di Don Matteo, da preferire ai documentari di Herzog sui vulcani. Purtroppo Netflix non dirama statistiche e dati a riguardo, quindi non lo sapremo mai, ma sognare è un attimo.