TV e Cinema
di Simone Stefanini 24 Ottobre 2017

C’est la vie, il corto italiano che parla per francesismi tra Amélie e Wes Anderson

Le parole francesi che usiamo tutti i giorni, sono finite in questo corto adorabile di Simone Rovellini. Non ci crederete ma sono tantissime

 

Domanda a bruciapelo: pensate di conoscere più parole in inglese o in francese? Di sicuro, così a naso, vi verrebbe voglia di rispondere inglese, vista la mole di informazioni che ci arrivano dai media, musica, film e serie tv coi sottotitoli, visto che vuoi non vuoi lo abbiamo studiato un po’ tutti a scuola. Forse avete ragione, ma il francese mica scherza.

C’est la vie, il cortometraggio diretto da Simone Rovellini, fa un po’ il verso al Favoloso mondo di Amélie, il film di Jean-Pierre Jeunet con Audrey Tautou che ha influenzato look e modo di pensare di una generazione di ragazze, di colpo innamorate di Parigi e della testa tra le nuvole, ma anche alle riprese statiche ed elaborate di Wes Anderson.

Simone, che ha già lavorato per pubblicità di Fendi, G-Givenchy, Furla Man, per video di Myss Keta e Riva e per un progetto bellissimo in cui le teste di attrici e cantanti esplodono, ha giocato con la storia di Henriette e l’ha fatta interagire con tutte le parole francesi che usiamo più o meno giornalmente.

 

 

Lo abbiamo contattato per sapere come gli fosse venuta in mente la storia e lui ci ha risposto così:

“L’idea è nata per gioco diversi anni fa, in Accademia, come tributo a un’amica di nome Henriette, ma si è poi trasformata in un tentativo di mettere insieme, in un testo di senso compiuto, quanti più francesismi possibili. Direi che c’è sicuramente anche una nota ironica nei confronti dell’immaginario che queste parole portano con sé.”

Il video non è nuovo, sono ormai passati alcuni anni dalla sua realizzazione, eppure riesce sempre a stupirci per la mole di parole francesi che non ci accorgiamo neanche di usare. E adesso mangiamo una brioche ascoltando le note di un carillon mentre ci mettiamo i collant, ci leghiamo i capelli in uno chignon e li raccogliamo in un foulard per recarci alla boutique di una griffe à la page.

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