Il luogo del misfatto è il Festival di Sanremo alla prima serata. La conduzione non proprio sprint di Carlo Conti e Maria De Filippi porta sul palco dell’Ariston, oltre ai cantanti, anche tutta una serie di personaggi con un messaggio ben preciso: gli eroi della Protezione Civile che hanno salvato le vite durante la valanga che ha travolto l’Hotel Rigopiano, Raoul Bova che fa beneficienza per i terremotati, i teenager contro il bullismo nelle scuole e infine Diletta Leotta, la giornalista di Sky Sport che si occupa di serie B.
Quest’ultima è sul palco per un motivo particolare: lo scorso settembre alcuni hacker hanno rubato delle foto e dei video privati dal suo profilo iCloud e le hanno messe online. Va specificato che la conduttrice è una ragazza molto bella e che nelle foto pare fosse nuda, quindi potete immaginare l’attenzione morbosa che ne è seguita.
Durante la diretta insieme a Carlo Conti, la Leotta ha parlato dell’accaduto e ha dato forza alle persone che hanno subito le stesse violazioni, quindi tutto sommato un intervento interessante, volto a far conoscere una problematica reale, quella della privacy oltraggiata online.
Uno direbbe ok, è una puntata che spinge sul sociale, nonostante la retorica che spesso l’accompagna, è giusto che la tv di Stato sensibilizzi l’opinione pubblica su certi temi. Poi arriva Caterina Balivo con un tweet talmente disgustoso che ci porta indietro di 50 anni.
Non puoi parlare della violazione della #privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna #sanremo2017
— Caterina Balivo (@caterinabalivo) 7 febbraio 2017
Dunque, secondo la conduttrice Rai, una donna dovrebbe essere intitolata a parlare della propria storia di furto di foto private solo vestita come l’insegnante di un collegio cattolico? Un modo di pensare pericolosamente vicino a quello di chi giustifica i molestatori sessuali nel caso la ragazza in questione sia vestita in modo discinto.
Nel leggere molte dirette su Twitter e Facebook a proposito di Sanremo, purtroppo abbiamo notato che molte donne hanno commentato l’accaduto in modo analogo, buttando alle ortiche tutti gli anni di conquiste sociali e di pari opportunità.
Da fuori è davvero desolante leggere tali attacchi dove dovrebbe esserci solidarietà e comprensione, tanto più certi commenti velenosi sembrano unicamente figli dell’invidia, quelle delle comari del paesino che danno buoni consigli perché non possono più dare il cattivo esempio, per prendere in prestito le parole a Fabrizio De André.