Prendere un aspetto della nostra vita caratterizzato dalla tecnologia, esasperarlo in ogni modo, fino a trasformarlo in ossessione o presenza opprimente in un futuro prossimo. Questo, a grandi linee, il percorso compiuto da gran parte delle puntate di Black Mirror, la serie tv creata da Charlie Brooker nel 2011 per la tv inglese Channel 4. Dopo due stagioni e uno speciale, per un totale di 7 episodi autoconclusivi, Black Mirror è passata su Netflix, dove il 21 ottobre verrà diffusa la terza stagione.
Sette episodi possono sembrare pochi, ma sono bastati a rendere Black Mirror un punto di riferimento per la fantascienza in tv e soprattutto un esempio clamoroso di lettura e comprensione del presente. Non solo: come i veri capolavori, Black Mirror è riuscita persino a predire il futuro in almeno due casi.
Dopo due anni di attesa, Black Mirror torna con sei episodi su Netflix, prima parte di un ordine complessivo di 12 puntate che si concluderà nel 2017. Abbiamo visto la terza stagione di Black Mirror in anteprima e possiamo tranquillamente dire che è sempre una bomba. Assoluta.
La capacità di Charlie Brooker di scavare dentro la testa dei suoi contemporanei si mantiene immutata, mostrando come un uso distorto della tecnologia possa far emergere in modi sempre nuovi paranoie, disturbi e paure che da sempre abitano la mente umana.
Il narcisismo e il bisogno di conferme dalle altre persone è al centro del primo episodio Nosedive, con una fantastica Bryce Dallas Howard. Siamo come sempre in un futuro parallelo, ma molto vicino al nostro presente, in cui le persone subiscono un continuo giudizio da zero a cinque stelle da parte di tutti quelli che incontrano nel corso della giornata: una situazione non lontana da come sarebbe diventato il mondo se avesse avuto successo l’app Peeple, quella che avrebbe dovuto permettere di recensire le persone.
Gli episodi successivi si concentrano su altri punti fondamentali nell’incrocio tra esperienza quotidiana e tecnologia: Playtest porta oltre ogni limite il concetto di videogioco e realtà virtuale, Shut up and dance si occupa di potenziali pericoli online. Restiamo volutamente vaghi sulle trame perché uno dei punti di forza di Black Mirror è sorprendere ogni volta lo spettatore con ambientazioni e setting differenti: inizialmente ciascun episodio sembra svolgersi nello stesso mondo, ma a poco a poco si capisce che piccoli cambiamenti – di solito dovuti a svolte tecnologiche – hanno reso quel mondo radicalmente diverso da tutti quelli raccontati in precedenza.
La terza stagione di Black Mirror conferma tutto questo, con l’aggiunta dello spostamento di alcune puntate dall’Inghilterra agli Stati Uniti, per allargare ulteriormente il proprio universo. L’abbiamo detto, lo ripetiamo: Black Mirror è sempre una bomba.