Argomento del giorno: le bestemmie in tv. Tutto perché ieri sera al Grande Fratello VIP il comico Gianluca Impastato (chi? Quello che interpretava l’enologo Chicco d’Oliva.) è stato squalificato per aver detto una bestemmia a mezza voce alle 4 di notte. Stessa sorte era toccata qualche settimana prima a Marco Predolin (chi? Quello che negli anni ’80 presentava Il gioco delle coppie). Per entrambi la squalifica in diretta, condita da tutti gli elementi che vanno a formare la gogna mediatica dell’ipocrisia nel 2017: pubblico con sguardo basso e contrito, Alfonso Signorini e Ilary Blasi che bucano lo schermo per sottolineare quanto il crimine sia vergognoso, gli altri concorrenti in studio e nella casa che si guardano impietriti, come se fosse stato rivelato che i due vip, nottetempo, si nutrissero di bambini.
Non è una novità che la tv, di fronte al turpiloquio nei confronti della divinità, torni a vestire i panni della suora coi baffi, dell’inquisitore fai-da-te, alla faccia di tutti gli insegnamenti che un programma come il Grande Fratello VIP elargisca in misura folle al suo pubblico, dalle frasi omofobe pronunciate a più riprese dai vari concorrenti alla manifesta dimostrazione di mancanza di cultura. In soldoni, si fanno passare minacce contro un concorrente omosessuale o frasi tipo “I figli dei gay saranno anche loro gay”, si ride a crepapelle (no, un po’ meno) su affermazioni come “La capitale dell’Africa è l’Egitto”, poi se a qualcuno parte un porcoddue, ci si trasforma in Torquemada.
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Non si tratta di giustificare e sdoganare la bestemmia a livello superficiale, in quanto il turpiloquio è sempre maleducato, che si usi un aggettivo sgradevole nei confronti di un amico, un nemico, Jeeg Robot o Dio. Non è neanche la prima volta che accade che in tv possa scappare un porcoddinci. La storia della televisione italiana ne ha di esempi.
Il primo è stato Leopoldo Mastelloni, che nel 1984 bestemmiò nel programma Blitz. Gli sono seguiti molti colleghi: Tiberio Timperi a Uno mattina in famiglia, un traduttore nel programma di Barbara D’Urso, uno alla sbarra di Forum con Rita Dalla Chiesa e poi quelli dei talent: Roberto Da Crema a La fattoria, Massimo Ceccherini all’Isola dei famosi e l’indimenticabile Guido Genovesi al Grande fratello, giusto per ricordare i più eclatanti. Tutti trattati alla stregua di lebbrosi e mandati nella quarantena dell’oblio, costretti a pentirsi pubblicamente non tanto per aver tirato un bioparco, quanto per essere stati colti sul fatto.
Facciamo allora un paio di passi laterali e guardiamo la faccenda da altri punti di vista. Legalmente, la bestemmia non è un reato ma chi spara un codroipo in pubblico si prende una sanzione amministrativa pecuniaria che va dai 51 ai 309 €. Un po’ poco no? Se offendere una divinità è davvero il crimine più terrificante nell’Italia del 2017, allora perché non renderlo reato da ergastolo con multa fino a 500 miliardi di euro e schiaffi in piazza?
Qui occorre comunque fare un distinguo: la Madonna non è una divinità, quindi trattarla male in pubblico non è sanzionabile, così come i santi del calendario, compreso Padre Pio. Loro li potete prendere a male parole quanto volete ma Dio no, e se provate a giustificarvi dicendo che stavate parlando di Ronnie James Dio, cantante heavy metal purtroppo defunto, non ci crede mai nessuno, neanche se gli intonate davanti Neon Knights.
Scientificamente, bestemmiare e imprecare dopo aver riportato una ferita, riduce il dolore, perché c’è un legame tra la tolleranza al dolore e lo sfogo mediante insulti divini. E che gli dici alla scienza? D’altro canto, anche Papa Francesco ha detto che anche arrabbiarsi col Signore è preghiera e che a Lui piace quando gli diciamo in faccia quello che pensiamo. E che gli dici al Papa? Non era forse Meister Eckhart, il teologo tedesco medievale che disse “Anche quando bestemmi, tu lodi Dio”? E che gli dici al maestro del pensiero tedesco? E ai toscani, ai veneti, che si tramandano le migliori bestemmie carpiate da generazioni e che le usano come intercalare, da cui dedurre umori ed emozioni? Che gli dici a loro?
Qual è la formula per riportare la bestemmia a ciò che realmente è, un’imprecazione non troppo dissimile da un porca miseria, senza sdoganarla e usarla in continuazione? Forse proprio la depenalizzazione a livello morale. Della serie: ogni tanto può scappare, ci dispiace se abbiamo offeso la sensibilità di qualcuno e ci impegniamo a limitare tale esternazione in futuro. Proibirla come fosse un sordido crimine di cui non si può neanche parlare, un’evidenza di pedofilia, un’accusa di assassinio seriale con vilipendio del cadavere ma anche ritenerla immensamente più pesante di reati reali come il bullismo, la molestia sessuale, l’omofobia o il sessismo, quella è un’ipocrisia tutta italiana della quale faremo volentieri a meno.
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