TV e Cinema
di Mattia Nesto 8 Settembre 2024

Beetlejuice Beetlejuice, salite anche voi sul soul train

Tim Burton riprese lo spiritello porcello Beetlejuice Beetlejuice e fa centro.

Non dite il suo nome tre volte Beetlejuice Beetlejuice cinetecadibologna.it Non dite il suo nome tre volte Beetlejuice Beetlejuice

La notizia del ritorno al cinema di Tim Burton con Beetlejuice Beetlejuice certamente ha fatto abbastanza il giro del mondo, anche perché il film del 1988 è sempre stato molto amato e anche quotato nella cinematografia del regista. Regista che, per altro, negli ultimi tempi era, per usare un eufemismo, un attimo appannato. E invece Burton con il suo spiritello porcello fa centro perché si ritrova perseguendo tutti gli stilemi del suo cinema, non innovandoli di per sé, ma per meglio dire moltiplicandoli. Se le trovate buffe, esagerate e sopra le righe sono parte del suo cinema, così come la quota horror e gore, qui tutto è moltiplicato giustappunto per due e tre. Se la storia è, di fatto, una commedia comica, con un cast che, va detto, lavora alla grande e non sbaglia praticamente mai una parte. Da Michael Keaton a  Winona Ryder, passando per la bravissima Catherine O’Hara fino a Jenna Ortega e William Defoe tutto funziona alla perfezione. Sicuramente se in questo film  vogliamo aspettarci qualcosa di nuovo dal regista americano, non lo troveremo ma, perdonatemi il gioco di parole, troveremo al cento per cento (se non al duecento per cento) la poetica di Burton.

Molto interessante, in questa storia di amore&morte oltre che di risate, è la fotografia che riesce ad essere molto materica e analogica, così come materici e analogici sono gli effetti speciali che, a mio avviso, sono il cuore pulsante (momento foreshadowing) del film. Infatti con un uso moderato della cgi, questo film ritorna al passato di Burton, con prompt fisici, pupazzoni, sangue che è succo di mirtillo “vero” che insozza e lorda sul serio gli abiti di scena degli attori. Se Keaton è un demone mefistofelico e arruffone praticamente perfetto, anche nelle parti “minori” il film è curato alla grande con una Catherine O’Hara assolutamente sugli scudi. La “doppia coppia” composta da madre e figlia, ovvero Ryder e Ortega non si pestano mai i piedi: invece di un effetto doppelgänger, diciamo così, si ha un effetto di diversità e ricchezza dei personaggi, che rendono Beetlejuice Beetlejuice molto piacevole. Anche il ritmo è molto buono, con l’inserimento di, fondamentalmente, due storie principali (una però più “principale” dell’altra) che forniscono allo spettatore costanti focolai di interesse.

A parte, forse, il ruolo della “sposa cadavere” Monica Bellucci, che è sempre un “po’ come sospesa”, ma che può anche starci visto il personaggio interpretato, questo film, al di là di qualche scena veramente gore e abbastanza inaspettata (il baby killer ve lo lascio scoprire da soli), certifica il ritorno su alto livelli di Tim Burton, che invece di andare avanti e tornato indietro e ha scoperto, oltre che i vermi di sabbia, anche il suo futuro. Un plauso al corto tutto animato in stop motion sull’incidente aereo: che bellezza, così come il “momento funky”, piuttosto bizzarro ma molto apprezzato. Voto globale: 7+ 

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