Se il nome Aziz Ansari non vi dice nulla, tranquilli. Certo, negli Stati Uniti riempie con i suoi show posti come il Madison Square Garden, ma in Italia il suo nome non è ancora arrivato. In compenso, nel nostro paese è arrivato lui, che da mesi fa avanti e indietro tra New York e città più o meno grandi della penisola.
#BudsInSicilia (photo by Big Bud aka @ericwareheim)
Una foto pubblicata da @azizansari in data:
Aziz Ansari è un classe 1983, nato in South Carolina da genitori indiani. L’informazione sembra puramente descrittiva, ma in realtà è fondamentale per inquadrare tutto il suo lavoro, sempre focalizzato sull’equilibrio tra il presente statunitense e le radici Tamil. I suoi esordi nel mondo dello spettacolo sono segnati da alcuni cortometraggi, prima di un passaggio su MTV. La svolta arriva nel 2009, quando va in onda il primo episodio di Parks and Recreation su NBC: creata dagli autori di The Office, è ambientata in un ufficio pubblico di una fittizia cittadina dell’Indiana: un posto di lavoro surreale e pieno di personaggi assurdi, tra cui spicca Tom Haverford, funzionario di medio livello che si autonomina trendsetter e cercatore di nuove tendenze. Un personaggio sempre sull’orlo del non-sense, che si inventa in continuazione neologismi per descrivere cose quotidiane come i piatti di un pranzo.
Parks and Recreation va in onda per sette stagioni, diventando una delle comedy di riferimento dell’intero panorama televisivo, portando la protagonista e autrice Amy Poehler ad affermarsi definitivamente e a conquistare un Golden Globe. Non è l’unica a mettersi in luce: Nick Offerman, interprete del burbero repubblicano Ron Swanson, si impone come uno dei caratteristi più efficaci, mentre Chris Pratt conquista il mondo di blockbuster come Jurassic World. Aziz Ansari sceglie invece la strada del racconto generazionale, mettendo se stesso al centro del proprio lavoro. Iniziano gli spettacoli di stand-up comedian, in spazi sempre più grandi, che confluiscono poi nel finale più scontato e adatto: una serie tv ideata e interpretata dallo stesso Ansari.
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Si chiama Master of None e a produrla non poteva che essere Netflix, nel suo instancabile lavoro di talent scouting. La serie racconta di Dev un trentenne di New York che fa i conti con la propria età, mentre cerca di far decollare la propria carriera di attore e di trovare una stabilità sentimentale. La grande bravura di Aziz Ansari sta nell’essere riuscito a creare un personaggio universale, pur partendo dal proprio vissuto: nella serie, la componente autobiografica è evidente, visto che molte vicende del protagonista possono essere sovrapposte a quelle dell’interprete. Come se non bastasse, i genitori di Aziz interpretano i genitori di Dev. Un cerchio che si chiude, insomma. Nonostante tutti questi incroci e legami con la vita di Ansari, Master of None riesce a parlare anche a chi abita dall’altra parte dell’Oceano e ci riesce perché racconta nevrosi, ansie e passioni che sono tipiche di tantissimi trentenni. L’ossessione per gli smartphone, la convinzione che la risposta a qualsiasi domanda sia un app o una ricerca su Google, l’infatuazione intermittente per argomenti o hobby, fino all’impossibilità di eliminare del tutto una componente puerile. Se questa descrizione vi ha fatto pensare anche solo per un attimo a Woody Allen, sappiate che non si tratta di una bestemmia. Anzi. Master of None si è imposta come una delle grandi novità della scorsa stagione, dando ulteriore spinta al nome di Ansari e allargandone il pubblico grazie alla diffusione globale di Netflix.
E l’Italia? L’Italia si pone proprio all’incrocio tra realtà e finzione, visto che rappresenta la passione sia di Aziz Ansari, sia del suo personaggio Dev, che ama cucinare pasta e sogna di trasferirsi da noi. In attesa di sapere come andranno le cose per Dev, di certo c’è che Aziz sta passando tantissimo tempo in Italia: soggiorni più o meno lunghi, puntualmente documentati su Instagram. Non aspettatevi foto particolarmente originali o con chissà quale significato: in Italia, Aziz fotografa cibo e città, ovvero i soggetti che fotograferebbe qualsiasi statunitense in vacanza.
Eppure, anche in questi scatti così turistici e banali, Aziz riesce a mettere del suo: dalle smorfie distrutte dopo il troppo cibo, agli scatti più pettinati e in posa, di nuovo non si riesce a cogliere la differenza con uno qualsiasi dei suoi personaggi. Sembrerà strano, ma il suo bello sta proprio qui. Un po’ come Lena Dunham, la bravissima creatrice di Girls, Aziz Ansari non può essere certo considerato il cantore di un’epoca, né si autoproclama la voce assoluta della sua generazione. Di sicuro, però, è una voce della sua generazione.