Intanto un chiarimento per il titolo: in questa sede non approfondiremo il deliberato abbandono della struttura drammaturgica razionale né il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale di artisti come Alfred Jarry o Samuel Beckett (esponenti, quelli sì, del vero Teatro dell’Assurdo).
Nel programma Alta Infedeltà, in onda su Real Time da 3 stagioni e composto in toto da 120 puntate di 23 minuti cadauna, tutto va come deve andare, soprattutto a livello drammaturgico. Perché di drammaturgia si deve parlare di fronte a così tante storie che adattano veri tradimenti, in quello che dovrebbe essere il primo scripted reality italiano.
Ma che vuol dire scripted reality? Semplice: storie vere pettinate e rese trasmissibili in tv, reinterpretate da attori professionisti. 6 a puntata: 3 che interpretano traditore, tradito e amante che parlano a turno della loro storia e altri 3 che, muti ma di solito più gradevoli d’aspetto, ricostruiscono il tutto tramite l’utilizzo del corpo, e lì, sovente, si sfocia nel soft erotismo.
Facciamo un rapido calcolo: 3 stagioni, 40 puntate a stagione per sei attori a puntata uguale 7920 attori impiegati. A occhio ce n’erano meno nella battaglia finale del Signore degli Anelli. Ma passiamo alle storie, Simona Ercolani, patron di Stand By Me (la società che produce la trasmissione), dichiara che sono tutte vere: aggiungiamo che sono tutte anche molto simili e potrebbero riassumersi così:
Elisabella e Adamello si incontrano in una maglieria, lei è la titolare e lui adora il suono della lana tra le sue mani. I due si sposano dopo 2 mesi e vanno a vivere insieme in casa di lui, che lavora presso se stesso in qualità di freelance. Passati tre anni di follie, Elisabella è infelice perché Adamello non è mai in casa, nonostante su Facebook abbia scritto lavoro presso me stesso. Egli infatti esce spesso per frequentare i peggiori bar della zona in qualità di nullafacente coi soldi di famiglia.
Nel negozio di Elisabella un giorno entra Gianfausto, un bellimbusto con la passione per l’uncinetto. I due si guardano e subito si prendono sul bancone, in orario d’apertura, mentre nessuno li nota.
Da quel giorno, Elisabella e Gianfausto giaceranno ogni mattina a livello sessuale, corrompendo tutti i filati della bottega con la loro ardente e peccaminosa passione. Adamello una sera decide di non andare a finirsi di grappa al bar e si reca a prendere la moglie a lavoro, ma si accorge che la lana merino sfoggia impronte di sedere umano maschile. PUBBLICITÀ.
Il giorno dopo, Adamello segue la moglie e la vede coi suoi occhi mentre viene selvaggiamente posseduta dal fusto Gianfausto, il quale invece ha il vizio di montare donne altrui perché da piccolo balbettava. Adamello impazzisce e giura vendetta.
La sera stessa, quando Ely torna a casa, lui è già uscito ed è andato di nascosto a cambiare tutte le etichette ai filati del negozio. Ely ha un brutto presentimento e chiama Gianfy. Si recano insieme al negozio dove è chiaro che sia entrato un teppista. Impauriti, i due si ingroppano, quando dal cesto dei gomitoli di misto cotone esce Adamello. Gianfy se la dà a gambe mentre Ely rimane impietrita. Adamello la costringe a dar fuoco al negozio e la butta fuori di casa.
Scioglimento: sono passati tre anni, i due sono divorziati.
Elisabella, ripudiata dal marito, dall’amante e dal paese, che è piccolo e la gente mormora, oggi vive in un convento di suore coi baffi e prega col rosario elettronico. Non ha più rivisto Gianfy.
Gianfausto ha smesso di possedere in modo selvaggio le mogli altrui e, per quella fastidiosa balbuzie, è andato da un logopedista.
Adamello non beve più come Gianluca Grignani, ma ha messo a frutto il passato da alcolista e i soldi di famiglia per aprire un bar. Convive con Erminia, una sua dipendente e crede ancora nel matrimonio, ma solo con la persona giusta.
SIGLA.
Se pensate che qui sopra abbiamo esagerato, non è esattamente così. È un’iperbole, ma le storie, pressappoco, sono quelle. I tre attori che interpretano i “veri” Adamello, Elisabella e Gianfausto narrano a turno la storia dal loro punto di vista, mentre i 3 stunt-man che interpretano la ricostruzione litigano, si baciano e si montano come se il domani non arrivasse mai. Non ci credete? Prendetevi 20 minuti per guardare una puntata a caso e poi ne riparliamo.
https://youtu.be/lP3r21beBm8
Alla fine, restiamo con quell’amaro in bocca tipico della lezione di catechismo: cosa ci avete voluto insegnare? Che il tradimento è brutto? Che se ti sgamano ti corcano? Che come nei migliori film americani, se hai tradito poi la tua vita poi farà schifo e invece il povero cornuto, per un ritorno potentissimo di karma, avrà tutta la fortuna del mondo? Che se sei un amante, non potrai mai avere una famiglia? Welcome to 2016, Vaticano edition. Ah quanto ci piace giudicare, signora mia.
Dal momento che il format è italiano, non copiato e che viene sbandierato il fatto che si parli di vere corna vissute (che era anche il titolo di un fumetto porno degli anni ’80, ma qui siamo off topic) a quel punto perché gli stessi attori che parlano non fanno anche le scene di ricostruzione sul set? Probabilmente per far cadere gli spettatori più ingenui nel tranello che i tre che parlano siano i reali protagonisti della vicenda, riportati dagli avvocati in studio per dire a tutta Italia di quanto fosse sbagliata la propria condotta.
Ma al netto di tutto questo, perché migliaia di italiani, compreso il sottoscritto, non se ne perdono una puntata? Forse per la sicurezza che alla fine, allo sfigato andrà meglio così e che i furbetti saranno scoperti e puniti dal destino. C’è grossa crisi e tanto bisogno d’essere rassicurati, anche per finta.