– Update 20 ottobre 2016 –
Ecco il primo trailer ufficiale di Red Dead Redemption 2. Pauroso.
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L’annuncio è arrivato così, come un fulmine a ciel sereno. I profili social della Rockstar Games, la casa di produzione di videogiochi del calibro della serie della serie GTA e i vari Max Payne, si sono tinti dei colori di un tramonto di fuoco.
Infatti a metà mattina di lunedì 17 ottobre è stata pubblicata un’immagine ritraente un sole che tramonta e, sullo sfondo e in controluce, un gruppo di cowboy posizionati alla maniera dei Magnifici Sette. A tutti gli appassionati giocatori è venuta in mente una sola cosa: è giunto il momento di Red Dead Redemption 2.
— Rockstar Games (@RockstarGames) 17 ottobre 2016
A dire la verità il giorno prima, domenica 16, qualcosa si era già potuto intuire, con la pubblicazione del logo della Rockstar completamente “immerso” in un fondale rosso sangue ma la prova provata è arrivata solo lunedì.
L’internet è completamente impazzito, con centinaia di migliaia di forum e siti specializzati che si inseguivano per cercare di capirne di più, tornando poi, sostanzialmente, sempre allo stesso punto: un seguito s’aveva pur da fare!
Un seguito per Red Dead Redemption significa quindi tornare a vestire i panni, va detto un po’ logori e impolverati, di John Marston, ex-fuorilegge che, nonostante abbia chiuso con il crimine, viene costretto dal perfido Dutch Van Der Linde (il suo ex capo-bastone) a scovare i membri della sua band ed ad ucciderli uno ad uno.
Presentato per la prima volta durante la conferenza Sony nel 2005 ed uscito, per Playstation 3 e Xbox 360, il 21 maggio 2010, Red Dead Redemption è stato uno dei titoli più amati della Rockstar, con quel misto di azione e di western unico, almeno fino a questo momento, nel suo genere.
Bisogna dire che Red Dead Redemption è il seguito di Red Dead Revolver, gioco molto meno conosciuto uscito per Playstation 2 e Xbox nel 2004, ma il secondo capitolo è completamente differente.
Infatti l’avventura ambientata lungo il confine tra Messico e Stati Uniti nel 1911 è si è rivelato uno dei più grandi successi della Rockstar. Grazie ad un perfetto lavoro in cui, alle dinamiche di gioco care a GTA (una sostanziale libertà di esplorazione dello scenario, una invidiabile varietà di situazioni e personaggi e la possibilità di giocare sia seguendo una storia, più o meno, rigida oppure di trastullarsi con un’esplorazione il quanto più possibile libera) si sono assommate le atmosfere dei vecchi spaghetti-western, con tanto di colonne sonore simil-morriconiane, praterie sconfinate, fuorilegge, infidi indiani e tutto il fascino della cosiddetta frontiera, Red Dead Redemption ha tenuto incollati agli schermi, magari facendogli digrignare i denti, milioni di giocatori in tutto il mondo.
Ora un nuovo capitolo di questa saga, che potrà sfruttare le imponenti capacità di vere e proprie “macchine dei sogni” come le nuove Xbox e, soprattutto, Playstation, significa un’avventura totale in cui, ne siamo certi, sarà un piacere immergersi.
Perché se è vero che è stato con GTA (specialmente il terzo capitolo) che abbiamo assaporato la libertà vera (e un po’ folle) di poter fare, letteralmente, tutto ciò che volevamo fare in una grande città americana, con Red Redemption abbiamo sì mantenuto quel gradiente libertario ma deflagrato all’ennesima potenza.
Inserito com’è nel selvaggio e sterminato West, dove se vuoi mangiare non puoi andare a farti un hamburger alla tavola calda all’angolo ma, il più delle volte, devi cacciare un cervo sulle montagne, stando bene attento a non finire in una trappola tesa da qualche fuorilegge, il giocatore impara che cosa sia lo spazio intorno a sé, valutando bene se compiere quella missione in quelle date condizioni atmosferiche: mi converrà assaltare un treno in pieno deserto, il mio cavallo ce la farà?
Estremizzando possiamo dire che GTA è il gioco del perfetto superuomo nicciano, praticamente slegato da ogni vincolo sociale e in grado di fare della propria vita ciò che vuole visto che il mondo ha, ormai definitivamente, perso il suo lato romantico e selvaggio.
Invece in Red Dead Redemption è ancora il mondo a regolare i ritmi della vita dell’uomo: la modernità c’è, il treno a vapore comincia a solcare le pianure ed a riempirle con i suoi vapori, ma sono ancora gli orsi delle caverne più buie e le tempeste di sabbia i nemici più insidiosi.
Se non proprio un buon selvaggio, John Marston è la perfetta incarnazione dell’homo faber, ovvero di colui, nonostante abbia sbagliato e molto nella vita, ha ancora una possibilità di salvezza, può ancora riscattare la propria esistenza, facendo conto però soltanto sulle sue sole forze.
Lo spirito della frontiera, tanto caro a tanti, forse troppi Presidenti Americani è vivo e vitale in Red Dead Redemption e con in più la possibilità di effettuare scontri e duelli all’ultimo sangue con armi meravigliose e perfettamente vintage: insomma si può optare per essere un pistolero senza pietà oppure, pur perseguendo i propri obiettivi, farlo in maniera più dolce e naif, come un “Eastwood, Clint Eastwood” del terzo capitolo di Ritorno al Futuro.
Se il nuovo capitolo di questo gioco sarà almeno al livello del precedente, allora sarà di nuovo tempo per il selvaggio West, per sentire il sapore della polvere in bocca e avere le orecchie piene del cloppete-cloppete del proprio cavallo.
Adesso non resta che fissare, con uno sguardo alla Charles Bronson, l’orizzonte ed attendere buone nuove da casa Rockstar Games. Nel frattempo, non so voi, ma io mi preparo: ho già tirato fuori dalla naftalina il mio vecchio poncio e dato una spolverata ai miei stivaletti preferiti.