Se vi dicono spazio e la prima cosa che vi viene in mente non è un pulsante della tastiera, allora siamo sulla stessa lunghezza d’onda. In un paese che guarda troppo spesso verso il basso, esistono ancora startup e aziende che cercano di tracciare la rotta più veloce per arrivare tra le stelle. Tra le mille cose da vedere a Maker Faire Rome, la fiera dedicata all’innovazione e al movimento Maker, c’era anche l’incontro Space & Sky: cosa succede in Italia, una chiacchierata molto informale con persone giovani che vogliono staccarsi da terra.
Luca Di Pancrazio è ingegnere aerospaziale e vice-presidente di Skyward, una associazione di studenti del Politecnico di Milano con il pallino per i razzi fatti in casa. I primi fallimenti non li hanno scoraggiati – né mandati all’ospedale – e, anno dopo anno, il progetto si è trasformato in un team di 100 persone che condividono lo stesso desiderio: sparare un razzo in cielo. Nel 2014, il loro Rocksanne 1X-CT raggiunge quota 1100 metri alla velocità di 533km/h. Di cielo da divorare ne hanno ancora parecchio, ma non c’è palestra migliore di una rampa di lancio.
È proprio dall’esperienza di Skyward che Giovanni Pandolfi è approdato come CTO a Leaf Space, una startup milanese fatta da “un gruppo di folli che vuole rendere lo spazio accessibile a tutti”. Per farlo vogliono offrire servizi ad alta tecnologia alle piccole e medie aziende che vogliono conquistare nuove frontiere di mercato. Grazie ai microsatelliti – più leggeri e tecnologicamente versatili rispetto ai bisonti spaziali messi in orbita dai governi – si è aperto un orizzonte che abbraccia telecomunicazioni, previsioni del tempo su misura e monitoraggio. Il primo prodotto di Leaf Space riguarda una serie di antenne terrestri connesse a internet che estendono la portata dei segnali microsatellitari. L’obiettivo è facilitare la raccolta di dati da parte di centri di ricerca e aziende sulla base di un abbonamento “paghi solo per quello che scarichi”.
Visto che conquistare Marte e coltivare patate sul pianeta rosso come in The Martian è ancora roba da fantascienza, tanto vale diventare i migliori cuochi di cibo terrestre da spedire nello spazio. Questo titolo se lo è guadagnato Argotec, azienda torinese specializzata in supporto alle missioni spaziali. Tanto per dirne una, hanno gestito lo space food degli astronauti europei a bordo della International Space Station (ISS). Il menu è una bomba e Samantha Cristoforetti ringrazia.
Prima di andare a vivere nello spazio, è meglio preoccuparsi di quello che succede sulla Terra. Gabriele Angeletti e Valentina Celani sono due studenti della Sapienza che vogliono far parlare i satelliti con le piante coltivate. Il loro Cropp, sviluppato insieme ad altri compagni di corso, è una piattaforma per aiutare gli agricoltori a monitorare le condizioni dei campi attraverso sensori piantati nel terreno e immagini satellitari. C’è anche una app integrata per inviare messaggi di allerta non appena le cose si mettono male per le piante minacciate da grandinate, sciami di insetti e stress idrico. Cropp è ancora un’idea in fase di sviluppo, ma nel frattempo la NASA le ha assegnato il primo premio della Global Space Apps Challenge, sezione Galactic Impact.
Che la forza sia con voi.