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di Sandro Giorello 25 Settembre 2015

Abbiamo intervistato gli autori di 8bit Generation, il documentario sul Commodore 64

Utenti Commodore di tutto il mondo unitevi: ecco il documentario che stavate sempre aspettando

Chi ha passato l’infanzia a giocare su di un Commodore 64 o, prima ancora, su un VIC20 adesso avrà un brivido. Perché stiamo per presentarvi 8bitgeneration, un documentario che racconta la storia di Chuck Peddle, l’ingegnere che ha progettato i primi Commodore e Jack Tramiel, l’imprenditore che è riuscito a farli diventare i computer più venduti d’America. Gli autori del documentario sono due italiani, Tomaso Walliser e Bruno Grampa. Li abbiamo intervistati.

 

Se doveste dirci la cosa più affascinante dell’azienda Commodore, quella che vi spinto a raccontare la sua storia?
I nostri documentari nascono dalla voglia di raccontare delle storie: persone, emozioni e tecnologia sono da sempre le componenti fondamentali. In questo caso c’è da dire che le persone e i fatti raccontati sono straordinari: la nascita del Commodore 64 e i rapporti tra i due creatori Jack Tramiel e Chuck Peddle sono spettacolari. La visione di Jack, che vuole un home computer economico ma che si possa vendere ovunque e l’essere nerd fino in fondo di Chuck che vuole raggiungere la perfezione tecnologica. Uno scontro epico.

Come si è sviluppato il vostro progetto?
Tutto è iniziato nel 2011 e in questi anni abbiamo avuto una serie di problemi enormi: siamo partiti con l’idea di realizzare il miglior documentario sulla storia della nascita dei primi home computer investendo moltissimo per poi scoprire che, in Italia, nessuno era interessato a un progetto come questo. Il risultato è stato finanziariamente catastrofico e abbiamo dovuto rinunciarci. Poi il crowdfunding e nuove conoscenze negli Stati Uniti ci hanno permesso di ripensare l’intero progetto.

 

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Una delle idee centrali di Jack Tramiel era quella di creare un computer destinato alle masse e non solo agli esperti di informatica. Quali sono stati i fattori che hanno reso tutto questo possibile battendo la concorrenza?
Sicuramente il connubio prestazioni/prezzo. Il Commodore 64, da questo punto di vista, era imbattibile. E poi naturalmente il software: c’erano più di 10.000 programmi commerciali disponibili. Inoltre lo si poteva trovare ovunque: non solo nei negozi specializzati ma anche nei supermercati.

Quanto è centrale la battaglia tra Apple e Commodore nel documentario?
Guardando dall’Europa sembra che in quegli anni in realtà non ci fosse una vera battaglia tra Apple e Commodore nel settore degli home computer. Apple aveva l’Apple II il cui costo era molto superiore a quello di un Commodore 64. Dal nostro documentario emerge una realtà diversa: Jack Tramiel utilizzò il VIC20 prima e il Commodore 64 poi come Apple killer, con il preciso intento di massacrare le vendite dell’Apple II. Inoltre il posizionamento dell’Apple II non è stato sempre così ben definito, è certo che nella mente di Wozniak l’Apple II doveva essere anche una macchina da gioco per i suoi amici smanettoni, come un qualunque Commodore 64.

Ovviamente siete stati tutti utenti Commodore?
Le sfida tra quale computer sia migliore tra Commodore 64 e Sinclair Spectrum è ancora in corso, anche nella nostra redazione, non lo sapevate?

Lo immaginavamo. Che tipo di diffusione ha avuto il Commodore 64 in Italia?
Il Commodore 64, in Italia, è stato uno dei due home computer più venduti. Jack Tramiel si è fatto intervistare da noi proprio perché siamo Italiani e aveva molti bei ricordi del nostro paese. La scelta di puntare di più all’estero è stata un obbligo: solo puntando al mercato internazionale si potevano raggiungere i numeri necessari a giustificare la realizzazione di questo documentario.

Immagino avrete visto “Halt Catch And Fire“, la serie TV di AMC creata da Christopher Cantwell e Christopher C. Rogers che racconta appunto la storia di una serie di programmatori degli anni ’80 alle prese con il lancio di uno dei primi computer portatili. Che ne pensate?
Bella! Idea molto originale e piacevole da guardare. Ma si tratta sempre e solo di una fiction. Nel nostro documentario dentro gli occhi di Jack Tramiel, o dell’ingegnere Nolan Bushnell, si vedono gli anni passati da pioniere a costruire quella che oggi è l’industria più importante al mondo!

 

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