Art
di Simone Stefanini 14 Dicembre 2015

Steve Jobs diventa un migrante nel nuovo murales di Banksy

Steve Jobs era figlio di padre siriano e Banksy lo ritrae come un migrante in un campo profughi francese

banksy Banksy

 

Da quando è  famoso in tutto il mondo, lo street artist Banksy è diventato una sorta di supereroe mascherato, di uomo invisibile pronto a denunciare ogni tipo di sopruso e di ingiustizia sociale. Praticamente il corrispettivo urbano di Anonymous in rete.

Il nuovo concept dell’artista, la cui identità non è mai stata rivelata, è apparso nella Jungle di Calais (Francia), un accampamento che ospita temporaneamente 7000 migranti da Siria, Eritrea e Afghanistan.

 

BanksySteveJobsSyria2 mymodernmet

 

Dopo aver inviato in un centro profughi le strutture del suo parco tematico Dismaland, stavolta, per descrivere la tragedia dei profughi, Banksy si è servito dell’immagine di Steve Jobs, riprodotta sul muro davanti alle tende e alle baracche di fortuna dei profughi, con un computer Mac in mano e un sacco sulla spalla, nell’atto di scappare dal suo paese. Accanto all’immagine, la scritta Nessuno merita di vivere così.

 

BanksySteveJobsSyria3 mymodernmet

 

Il soggetto non è certo scelto a caso. Occorre ricordare che Steve Jobs, diventato uno degli uomini più influenti degli ultimi 100 anni, è nato da padre siriano (Abdulfattah “John” Jandali) ed è stato poi adottato da una famiglia americana.

 

BanksySteveJobs4 Banksy

 

Banksy ha anche dichiarato che Apple paga 7 miliardi all’anno di tasse agli Stati Uniti ed esiste solo perché ha accolto un giovane arrivato da Homs. Il titolo dell’opera infatti è Un figlio di migrante proveniente dalla Siria.

E anche stavolta la sua provocazione ha fatto centro, proprio alla vigilia dei ballottaggi per le elezioni regionali francesi del 13 dicembre, che hanno decretato la sconfitta del Front National, il partito di estrema destra di Marine Le Pen, a quale non è andata neppure una regione.

Bene così.

 

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FONTE |  mymodernmet.com

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