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La celebre rovesciata di Carlo Parola, simbolo delle figurine Calciatori Panini
Quelle dei calciatori, che quando trovavi i doppioni restavi triste un pomeriggio, per poi farne un mazzetto e scambiarli con i tuoi amici. I suoi album hanno appassionato intere generazioni, hanno messo a dura prova la pazienza dei genitori, che hanno dovuto comprare una caterva di bustine per vedere avverato il sogno dei figli: finirlo prima di tutti e bullarsi con i compagni.
Qui sotto trovate le 10 figurine più fighe ed emblematiche dell’universo Panini.
Portiere dell’Atalanta stagione 1963/64. La prima figurina dell’album, perché aveva la maglietta numero uno e la sua squadra iniziava con la lettera A. Per anni è stata la figurina più rara di quelle dei Calciatori Panini. Il re del celo-manca, sezione manca. Per voi che l’avete sempre sognata, ora sapete che faccia ha. Purtroppo l’avvento di internet ha ucciso il mito delle introvabili e oggi si trova facilmente su Ebay.
L’occhio della tigre. Spiritato, incazzato, posseduto, una belva feroce, matto come un cavallo del Palio di Siena, è Totò Schillaci, eroe vero del Mondiale di Italia ’90, che non abbiamo vinto, ma che ha consacrato nei nostri cuori la figura di questo attaccante basso di statura, velocissimo e rapinoso, che quando segna si trasfigura, è incontenibile. Eppure prima del mondiale nessuno ci avrebbe scommesso una lira. E invece lui ci ha fatto sognare come pochi.
Vi ricordate quando eravate in trance agonistica da album di figurine e compravate un botto di bustine per finire la vostra squadrona del cuore e imprecavate come assassini quando vi capitavano tra le mani le inutili figurine della serie B? Ai tempi nessuno avrebbe mai pensato che quel ragazzetto sulla destra sarebbe diventato l’allenatore vicecampione di Champions League con la Juventus. Perché con il passare degli anni le figurine diventano anche un album di famiglia che provoca degli infiniti “ah, ma come era giovane!”.
Roberto Baggio nel primo anno di serie A, stagione 1985/86 con la maglia della Fiorentina. Gioiellino che proveniva dalla B e aveva già avuto un sacco di infortuni, presto ne avrebbe avuti altrettanti e in ogni caso sarebbe diventato uno dei più grandi calciatori della storia. Notare la pettinatura, un mullet riccioluto che ancora non era diventato il divino codino.
Dalla Colombia ai mondiali USA 94. Non ha vinto nulla, ma guardate che capelli spettacolari. Era diventato virale prima che esistesse Tumblr, grazie alla sua testa piena di ricci colorati di biondo e ai suoi baffi da attore porno latino. Eroe in coppia con il portiere della nazionale colombiana René Higuita, altro mito moderno, quello che parava con la mossa dello scorpione.
Vedere Gigi Buffon senza maglia della Juve è già un mezzo miracolo, ma guardate attentamente questa foto: capelli da bravo bambino, sorrisetto ed occhi puliti, la faccia da chierichetto che ti trovi in casa a fare la benedizione. Non certo la faccia di cuoio, l’espressione del Diavolo in persona e l’imprecazione facile che ha oggi quando prende goal.
Brillò una sola estate, quella giusta, quella dei mondiali tedeschi del 2006, in cui fece magie degne dei calciatori migliori della storia e segnò il rigore finale che ci fece battere la Francia. Il cielo si tinse d’azzurro, noi lo salutammo come un profeta, poi la sua stella, destinata a essere una cometa, si spense. Ma a lui cosa gliene frega? È Campione del Mondo e man of the match della finale. In una carriera, va bene così.
Antonio Conte in una delle sue mirabolanti stagioni alla Juventus. La faccia è quella arcigna ed affascinante con cui ancora oggi affabula i giocatori al suo volere al Chelsea. L’unica cosa diversa, quel piccolo eliporto per l’atterraggio d’emergenza che ha nel mezzo del cranio al posto del capelli. Quello stadio in miniatura contornato da una criniera regolare e che oggi è sparito in favore di un più dignitoso gatto.
Questa figurina non esiste. La Panini dovette scegliere 17 giocatori da fotografare per il Mondiale brasiliano del 2014 e Paletta rimase fuori. Visto il risultato penoso della nazionale più brutta di sempre, il motivo per il quale Prandelli non abbia compreso questi segni premonitori del destino resta un mistero totale.
Figurina storica per tanti motivi: nel 1992 esisteva ancora la Jugoslavia, Sinisa Mihajlovic si pettinava come Robert Smith dei Cure e rideva, incurante del fatto che svariati anni dopo avrebbe allenato il Milan’ la Fiorentina e il Torino. Oggi resta sempre un bell’uomo.
BONUS – Così iniziava il primo mitico album di Elio e le Storie Tese