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Wonderland: la monumentale copia cinese di Disneyland abbandonata nel deserto

Nonostante la globalizzazione, la Cina continua ad essere un pianeta che gira attorno a se stesso, con misteri e contraddizioni difficili da spiegare. Per molti viaggiatori, rappresenta uno dei luoghi più affascinanti del mondo con la Muraglia Cinese, ancora oggi, considerata una delle meraviglie dell’umanità. In Cina esistono però molti altri luoghi che meritano o, meglio, avrebbero meritato una visita. Tra questi, le “Rovine di Wonderland”, un’opera monumentale che avrebbe dovuto diventare una copia, in grande, di Disneyland, ma che oggi è abbandonata in un deserto decadente, a testimoniare come la Cina viva al tempo stesso un’espansione incontrastabile ed una crisi profonda.

Nata con l’ambizione di diventare il più grande parco giochi di tutta l’Asia, Wonderland è situata a meno di un’ora da Pechino e si estende in un’area enorme di oltre 100 ettari. L’avvio dei lavori per questo immenso parco giochi risale ormai a dieci anni fa, ma i finanziamenti sono stati interrotti a causa di controversie tra governo e contadini locali. Oggi restano solo delle sterminate rovine di scheletri, su cui si staglia un imponente castello principesco. I terreni sono ora stati nuovamente invasi dai contadini che hanno ripreso a coltivare le loro piantagioni di granturco, riso ed ortaggi attorno alle rovine, come se niente fosse e senza alcun timore che i lavori comincino di nuovo. Senza alcun controllo sulla sicurezza (cosa molto rara in Cina), le rovine diventano sorta di capannoni per gli attrezzi ed all’occorrenza dei ripari da sole e pioggia.

Un ammasso di acciaio e cemento, attorno al quale la vita rurale si muove noncurante. Esempio di decadenza per una Cina che nell’ultima decade ha sperperato denaro, distruggendo e deturpando con noncuranza l’ambiente in nome di una crescita indiscriminata della nuova economia privata.

Wonderland sembra quasi un monito per la società cinese, ma probabilmente il suo messaggio resterà inascoltato e la grande macchina cinese proseguirà come se niente fosse.

[via Reuters]

Stefano Yamato

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