Da oltre un anno tutto il mondo ha scoperto Wikileaks. Il sito esiste dal 2006, ma è dall’estate del 2010 che ha raggiunto le prime pagine di quotidiani e riviste. La pubblicazione di dispacci riservati dei servizi segreti segnò un netto cambiamento del giornalismo d’inchiesta, provocando reazioni molto accese e diverse polemiche.
Le più morbide riguardavano i dubbi sulla liceità di divulgare informazioni riservate e il fatto che – per alcuni – limitarsi a pubblicare documenti originali non sia vero giornalismo. Le più forti, invece, attaccavano direttamente Wikileaks e il suo rappresentante Julian Assange, arrestato poi a dicembre del 2010. In seguito alla pubblicazione dei cable sulla guerra in Iraq, Wikileaks finì definitivamente nel mirino di molti governi, tra cui quello statunitense.
Nei mesi successivi alla pubblicazione di quei file, Wikileaks subì un danno enorme: dall’oggi al domani, si vide troncare la possibilità di ricevere finanziamenti attraverso VISA, MasterCard, PayPal, Western Union e Bank of America, ovvero alcuni tra i più utilizzati metodi di pagamento online. Secondo Wikileaks il motivo va cercato proprio nelle pressioni subite da questi gruppi da parte di Washington e di altri governi contrari ai metodi di Wikileaks.
Nel frattempo, rispetto a 12 mesi fa, la situazione del sito è molto cambiata: diversi esponenti storici di Wikileaks hanno abbandonato, nella maggior parte dei casi per scontri con il portavoce Julian Assange. Inoltre, molte testate, che inizialmente avevano dato spazio alle rivelazioni, hanno preso le distanze dopo la pubblicazione – avvenuta ai primi di settembre – di centinaia di migliaia di cable in versione integrale, cioè senza l’eliminazione di riferimenti a fonti e persone informate che, in questo modo, sarebbero potute essere messe in pericolo.
Una faccenda che però non ha scalfito l’immagine di Julian Assange, acclamato dalla folla in occasione delle manifestazioni di Occupy London, la versione londinese dei sit-in di Occupy Wall Street.
Anche sulla scia di questa esposizione mediatica, Wikileaks ha annunciato oggi di avere iniziato procedimenti legali nei confronti dei servizi bancari e di pagamento che l’hanno tagliata fuori.
Per farlo, ha rilanciato un filmato-parodia del celebre spot MasterCard, in cui viene quantificato in 15 milioni di dollari la perdita subita in questi mesi in cui Wikileaks è stato tagliato fuori.