Society
di Simone Stefanini 16 Marzo 2020

Vivere con meno si può

Capitalismo e pandemia non vanno d’accordo, ce ne dobbiamo ricordare quando questo momento tragico sarà finito

Quando mi sono reso conto che la maggior parte dei miei amici e contatti si stava terrorizzando non tanto per la pandemia e l’abitudine a perdere i propri cari, per dirla con l’ineguagliabile stile inglese che caratterizza quella sagoma di  Boris Johnson, ma perché avrebbe perduto la propria vita sociale, ho avuto un mezzo mancamento. Poi mi sono accorto che la stavo facendo facile: lavoro da casa da 8 anni e sono abituato alle lunghe giornate in cui parlo con tutti ma solo virtualmente e mi sorprendo ad ascoltare il suono della mia voce, quando questo evento riesce ad accadere. Non solo: sono di provincia, anzi, di un paese che conta neanche mille abitanti, senza supermercato né fibra. Ci ho riso su, ho preso per il culo i cittadini troppo abituati a tutto, mi sono sentito con le spalle larghe, superiore. Poi è accaduto qualcosa: col fatto che sono tutti a casa, dalle mie parti internet va a fatica. Per fatica intendo che la sera si attesta sui 2 mega al secondo e addio streaming. Ecco, quel giorno lì sono andato ne panico anch’io: niente Netflix, Prime, Sky, Spotify, Whatsapp, Facebook, niente canali illegali che non posso citare in cui guardare film, solo la vecchia tv in cui un programma su due parla del coronavirus (la sera, anche basta) oppure film che troveresti nel cestone delle offerte all’autogrill.

Le ho provate tutte, sono diventato un mezzo ingegnere per vedere di collegare telefono, saponetta con la scheda e router, per riuscire a rubare un po’ di rete alla sfortuna ma niente, la sera è tutto congestionato. Ogni tanto va, spesso no. Da mercoledì scorso, mi sono accorto che la depressione per le perdute comodità non dura così tanto, che è più il pensiero che altro, perché quando ti trovi nelle brutte situazioni, qualcosa riesci a fare lo stesso. Sulle prime l’ho catalogato come pensiero banale, ma qui siamo dalle parti dello zen purissimo. Non vi sto ad annoiare su cosa faccio invece di vivere la vita come qualche settimana prima, perché ognuno deve poter trovare la propria strada e la propria inclinazione, ma vi assicuro che passare il tempo è facile, basta solo smetterla di rimpiangere quello che non c’è. Farsene una ragione, fingersi protagonisti di Io sono leggenda o del videogioco The Last of Us, vivere dignitosamente le giornate senza l’esaurimento nervoso per lo streaming lento. Ecco, in quel preciso momento ho anche capito che si può vivere con meno.

Ho pensato a tutte quelle multinazionali dai profitti enormi che al momento non stanno regalando un bel niente a una nazione costretta in casa, non un abbonamento, né un mese gratis, né un videogioco o un ebook, quindi ho deciso che, una volta finita questa enorme crisi sanitaria, voglio disdire qualche servizio e vivere senza qualche comodità per farmi gli anticorpi alla vita facile, in panciolle, servita e riverita. La tragedia che stiamo vivendo è gigante, ma per chi rimane e ha la fortuna di non avere lutti in casa, queste giornate stanno diventando significative: stiamo scoprendo che si riesce a vivere anche senza decine di cose superflue, si dà valore ad ogni momento, perché nell’ansia e nel dolore, così come nella piena felicità, si ricordano anche gli attimi.

 

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