Vorremmo scrivere un’introduzione sensata e piena di profonde riflessioni, ma abbiamo capito che semplicemente non serve. Abbiamo capito che in questo caso non ha molto senso parlare di massimi sistemi e tirare in mezzo confronti tra le religioni.
Oggi vi proponiamo un video che sta girando da qualche tempo e che viene dagli Stati Uniti. Protagonista è il pastore Eric Dammann, che gestisce un gruppo di preghiera e che racconta di come abbia portato sulla retta via un ragazzino che non stava al suo posto.
“C’era questo ragazzino di nome Ben. Era un bambino intelligente e furbo, il che non aiuta, anzi, rende le cose ancora più pericolose. Eravamo all’aperto, col gruppo giovanile di preghiera e lui continuava a provocarmi, a non prendere il Signore seriamente. Sono andato verso di lui e BAM, gli ho dato un pugno nello stomaco, più forte che potevo, l’ho spezzato quel bambino. Poi gli ho detto: Ben, quando smetterai di giocare con Dio? … Ci sono tempi in cui questi atti sono giustificati.”
Il pastore, chiamato in causa per violenza ed istigazione alla violenza, risponde al NY Daily News:
“Non approvo gli abusi sui minori o la violenza fisica. La mia intenzione in quel sermone era di spiegare come Dio può entrare dentro di noi anche attraverso i nostri errori. Il clip che è diventato virale, non mostra quando dico che ciò che avevo fatto era sbagliato.”
Certo. Riguardatevi il video nell’attimo in cui mima il pugno: lo fa piuttosto bene, sembra sereno, addirittura compiaciuto.
Conosco il Vangelo a livello scolastico, non sono un esperto, ma provengo da una famiglia fortemente cattolica. Ho pure uno zio prete. Ho domandato in giro e sembra che non esista un passaggio nelle Sacre Scritture che dica: “Laddove il miscredente non voglia farsi indottrinare, inculcategli Dio a son di pugni nello stomaco.”
Il pastore Eric Dammann è solo uno dei tanti che usa Dio per giustificare i propri crimini e la propria coscienza.
Perché prendere a pugni un bambino è un crimine.
Brividi.
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